Aspettando Londra 2012

Quest’anno la capitale inglese si appresta a battere ogni record e diventare la prima città al mondo a ospitare i giochi olimpici estivi per tre volte. Le gare di questa XXX edizione inizieranno il 27 luglio 2012 e termineranno il 12 agosto 2012. Oltre 8 milioni di biglietti per le gare olimpiche (più un milione e mezzo per quelle paraolimpiche) sono stati messi in vendita per il pubblico già nel 2011 e sono andati esauriti nel giro di un paio di settimane.

GLI ESTENSI, DALLE ORIGINI AD OGGI

Gli atleti saranno ospitati nei 33 impianti dell’ “Olympic and Paralympic Village”, un enorme complesso sportivo costruito nel parco olimpico di Stratford (zona est di Londra), al cui interno sono situate anche numerose strutture per le competizioni: l’Olympic Stadium, l’Acquatics Centre e il Velopark per le gare di BMX e mountain bike, ad esempio, fanno parte di questo complesso. Il villaggio olimpico ha una capienza di 17.320 posti letto distribuiti in 3.300 appartamenti, ciascuno fornito di televisione, accesso a internet e giardino privato. Tutte le gare saranno trasmesse in diretta televisiva dalla rete Nazionale BBC e da Channel 4 l’emittente che ha ottenuto l’esclusiva per la copertura dei giochi paraolimpici.
Il villaggio olimpico non è l’unica zona destinata a ospitare le gare: molte competizioni si terranno in altre parti di Londra, tra le quali la River Zone (vicino al Tamigi) e la Central Zone (nel cuore della città). Le gare di vela si svolgeranno addirittura nel Dorset, un’area a sud di Londra che dista circa 200 Km dal villaggio olimpico.
In materia di trasporti, il governo inglese ha stanziato un progetto di rimodernamento di numerose infrastrutture della capitale in vista del massiccio afflusso di visitatori nel corso dell’estate 2012. Le linee della Tube Northern, Jubilee e Central line sono state rimodernate mentre l’Overground e la DLR, due mezzi di trasporto alternativi rispetto alla metropolitana, sono state estese fino a coprire la parte a est di Londra e la zona olimpica. I costi delle Olimpiadi, nell’ordine dei 2 milioni di sterline, sono stati sostenuti grazie all’utilizzo di un fondo stanziato da vari partner e investitori privati e pubblici, tra i quali figurano Coca- Cola, Acer, Mc Donald’s e Samsung.
Da marzo dello scorso anno è presente, in Trafalgar Square, un orologio digitale che tiene il conto alla rovescia per l’inizio dei giochi olimpici.
E mentre inizia il countdown degli ultimi preparativi è emozionante sentire direttamente dalla voce di alcune protagoniste della pallavolo, come hanno vissuto le esperienze olimpioniche del passato e, per chi partirà per Londra quest’anno, i momenti d’attesa dei giochi più importanti per la vita di una sportivo professionista!


Simona Rinieri

Com’è stata la tua prima volta in Nazionale?
«Ero spaventata perché non avevo mai pensato di potere arrivare ad indossare la maglia azzurra, ma allo stesso tempo ero contentissima perché giocavo con le giocatrici che erano i miei miti».

Delle Olimpiadi cos’è che ricorderai per sempre?
«La cosa che mi ha emozionato di piú è stata la cerimonia di apertura a Sidney che è stata la mia prima Olimpiade.
Siamo usciti dal tunnel e siamo entrate nello stadio pieno di gente che ci acclamava e faceva il tifo per noi gridando “Italia Italia”, è stato come essere sulla luna».

Quando suonava l’inno d’Italia cosa provavi?
«Subito avevo la pelle d’oca, poi all’improvviso mi dava una carica tale che non vedevo l’ora iniziasse la partita per dare il massimo».

Le vostre vittorie in un qualche modo sono servite al mondo femminile?
«Forse non hanno cambiato, a parte la nostra, la vita di nessuno, ma sicuramente hanno dato una spinta all’ambiente pallavolistico femminile che fino ad allora era stato un po’ appannato da quello maschile».

Avere successo nel tuo lavoro non ti ha permesso di crearti una famiglia?
«Ho dovuto fare molte rinunce, è chiaro, spesso sei a molti chilometri di distanza dalla persona che ami, ma allo stesso tempo credo di non essere mai stata pronta fino in fondo a rinunciare al mio lavoro per una famiglia altrimenti le cose sarebbero venute automatiche».

Raccontaci un aneddoto sulle Olimpiadi...
«La sera prima delle partite facevamo un cruciverba, se il cruciverba veniva facilmente voleva dire che avremmo vinto facilmente, se veniva ma faticavamo avremmo vinto a fatica e se non veniva avremmo perso.
Era il nostro modo di essere scaramantiche così ci impegnavamo a fare questo cruciverba e la cosa strana è che comunque il risultato del cruciverba corrispondeva sempre a quello della partita».

Manuela Leggeri

Cosa ricordi della tua prima volta in Nazionale?
«Che mi tremavano le gambe e mi sentivo un pesce fuor d’acqua.»

Delle Olimpiadi cosa ricordi con piacere?
«Il villaggio olimpico. Vivere lì dentro era incredibile perché a ogni angolo incontravi qualcuno che fino a pochi giorni prima vedevi solo in televisione».

Qual è stato il momento piú bello delle Olimpiadi?
«Ce ne sono stati tanti, ma entrare nello stadio durante la cerimonia di apertura a Sidney è stato qualcosa che spiegare forse è impossibile. Ancora oggi quando ci penso mi sembra di aver vissuto una favola».

Il momento piú brutto?
«Ad Atene quando abbiamo perso contro Cuba. Potevamo farcela. Invece abbiamo perso».

Pensavi spesso alla tua famiglia quando eri alle Olimpiadi?
«Passavo molti momenti con le mie compagne, eravamo diventate molto amiche, ma non poter condividere con i miei genitori quell’esperienza mi dispiaceva. Ancora oggi prima di qualsiasi partita telefono sempre a casa».

Quando vedi le tue coetanee che hanno un marito e una famiglia ti senti piú o meno fortunata di loro e cosa ti chiedi?
«Mi chiedo quando capiterà anche a me. Credo siano fortune diverse e io mi sento molto fortunata, ma allo stesso tempo quando vedo alcune mie amche con un marito che amano e con dei bimbi bellissimi credo siano piú fortunate loro».

Raccontaci un aneddoto delle Olimpiadi.
«Alle nostre prime Olimpiadi eravamo talmente poco abituate a stare in mezzo a personaggi famosi che passavamo il tempo a raccogliere autografi e fare foto con loro».


Paola Paggi

Cosa significa per te essere in Nazionale?
«È prima di tutto un grande onore. È chiaro che si tratta di un impegno sia fisico ma soprattutto mentale, perché vuol dire non smettere mai di allenarsi, neanche in estate».

Se ti dico Olimpiadi cosa ti viene in mente?
«Tante cose. Molto belle e grandissime emozioni. Ricordo la cerimonia di apertura di Sidney che è stato uno dei momenti piú emozionanti della mia vita che forse proverò solo con la nascita di mio figlio.
Poi ricordo tanti momenti felici con le mie compagne di squadra».

Prima delle partire facevi fatica a dormire?
«Spesso sì. Ricordo che ero in stanza con Manuela Leggeri e quando non riuscivamo a dormire andavamo nelle lavanderie del villaggio olimpico che per noi era come un punto di ritrovo e visto che c’erano anche le televisioni passavamo ore a guardare e a fare il tifo per i nostri connazionali».

Qual è la cosa che ti manca di piú delle Olimpiadi?
«Le emozioni. Certe emozioni non le ho mai piú provate e forse non le proverò piú. A Sidney ho vissuto qualcosa di incredibile e spesso le emozioni erano talmente forti che tutto passava in secondo piano. Mi sembrava di essere nel paese dei balocchi».

Un aneddoto delle Olimpiadi?
«Ad Atene eravamo nella stessa palazzina degli uomini, noi al piano terra e loro al terzo. Ogni volta che uscivamo, loro dall’alto ci facevano i gavettoni. Un giorno stanche di questi scherzi ci siamo appostate e gli abbiamo fatto un agguato mentre loro uscivano e li abbiamo lavati completamente. Non se l’aspettavano. Abbiamo riso molto».

 

 

 

 

 
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