Poche idee ma molto confuse....

ROMA. Ore 18:30. Io e Maddalena (la mia amica fotografa che conosce le strade meglio di me e grazie alla quale non ci siamo perse) aspettiamo nell’atrio del teatro dei Satiri giocando con tre bassotti molto vivaci.
Cinzia non è ancora arrivata.
La conosciamo tutti, Cinzia Leone.
Da anni è una delle attrici comiche italiane più vivaci:la ricordiamo in trasmissioni di grande successo come ”la TV delle ragazze”,”Avanzi”, o ”Tunnel” oppure in film come ”stasera a casa di Alice” di Carlo Verdone o ”Selvaggi” di Carlo Vanzina (e questi citati sono solo un assaggio!).
Ultimamente il suo lavoro si è concentrato soprattutto a teatro con uno spettacolo esilarante intitolato appunto ”poche idee ma molto confuse” in cui si riflette e si ride (parecchio) su come oggi ”qualunque banalità viene trasformata in un grande evento”.
“ (…) Nessuno si accontenta della realtà così come è. Ma la realtà è troppo difficile da cambiare, quindi facciamo prima a migliorarla con effetti speciali.
Con tutti gli effetti speciali la realtà, in realtà, rimane misera come prima, ma noi, ubriachi di bugie, ogni volta che la guardiamo… ci sembra di vedere Sanremo.
E’così che nascono i reality!( …) Per paura di non accontentare noi stessi e gli altri spendiamo tutte le nostre energie alla ricerca degli effetti speciali.”
Cinzia arriva a teatro tutta imbacuccata e dopo le varie presentazioni, ci invita al bar dietro l’angolo a bere qualcosa.
Ordiniamo tre caffè e iniziamo a chiacchierare mentre Lia, il bassotto nero di Cinzia che ci ha seguito nel locale, trotterella tutta felice alla ricerca della sua pallina rossa.
Torniamo a teatro e ci sistemiamo nel camerino, che, a parere di tutte e tre, sembra il luogo migliore per continuare a chiacchierare… anche perché Cinzia deve iniziare a truccarsi per lo spettacolo.
Lia gironzola nella stanza alla ricerca di qualche gioco: trova una bottiglietta di plastica vuota e inizia a mordicchiarla.

Kirù: Non ho resistito alla tentazione e ho visto lo spettacolo…
Cinzia: L’hai già visto?! Se non me l’hai detto prima è un pessimo segno...

K: E’stato veramente esilarante! Ma, allora secondo lei…
C: E daie con sto”lei”dammi del tu!
Ci devi scrivere questo sul giornale ”insisto a darle del lei..e lei insiste a dirmi ”smettila”!! Eh!

K: Quindi.. secondo te.. la fantasia ha messo la freccia e ha superato la realtà..che sembra più bella ma alla fine è sempre uguale…
C: Magari la fantasia avesse superato la realtà!! Quello che io metto in scena non è fantasia..è ”spostamento”! Non è la realtà che si fa spettacolo... è la paura di vivere che diventa spettacolo... e quindi si crea il bisogno di interpretare la vita per come la vorremmo e non per come è. Non so se mi spiego..
Io uso il reality non per criticarlo, che sinceramente non me ne può fregà de meno... io uso il reality per dire che noi ”il reality” lo facciamo con noi stessi, per dare a noi stessi un’immagine migliore di quello che in realtà siamo...

K: E questo non ti fa paura?
C: Certo che mi fa paura!! Mi fa paura e mi fa male... mi fa capire il perché avviene quello che sta avvenendo nel mondo! Infatti una finta visione della realtà crea degli impedimenti insormontabili per le persone... vedi in Palestina...o l’odio antisemita che è riemerso...questo perché la gente ha dentro una rabbia che non viene consumata perché non vive la sua vera realtà interiore all’esterno! Si fa finta di essere felici, di essere”fighi”, si fa finta di fare sesso... si finge su tutto... nessuno vive la sua vita davvero e alla fine diventiamo bombe inesplose.
Le persone non vogliono riconoscere il dolore... perciò diventano aggressive e rabbiose.
Il dolore nella vita esiste. Non ce lo toglie nessuno! Io rido perché ho sofferto, altrimenti non saprei ridere. Ecco perché so far ridere gli altri.

K: Quindi la risata nasce dalla sofferenza?? Non è contraddittorio?
C: La risata è la trasformazione della sofferenza in bellezza. Risata e pianto nascono dallo stesso identico impulso emotivo solo che la risata è liberatoria e crea evoluzione... il pianto spesso è uno sfogo, un momento di condivisione che può essere creativo, come del resto tutto ciò che esce da noi può esserlo... ma siamo noi a doverlo trasformare con la nostra consapevolezza. Tutto il bello nasce dentro di noi...
è ridicolo cercarlo al di fuori.
Per esempio: l’importanza dell’immagine, l’ossessione per il look… è uno “spostamento” che nasce dalla sensazione che potremmo risolvere tutti i nostri problemi grazie a ”effetti speciali” (dalle meches alla chirurgia estetica) che sono esterni a noi… mentre non ci rendiamo conto che la vera bellezza fa parte di noi ed è personale, come tutto ciò che è nostro.
Hai un bel sorriso... un bel lobo dell’orecchio... anche una sola punta dei capelli bella??? Beh..usa quella!!

K: Il teatro è bellissimo... ma molti sentono la tua mancanza sul piccolo schermo… però... dimmi la verità... è tutta una mossa per farsi invitare all’isola dei famosi??
C: Aaahhh!!! Tu dici che è meglio diventare una “del passato“... insomma... una fetecchia... per essere finalmente riesumata dalla televisione???!!! Beh...ti posso dire che è ancora troppo presto. Sono ancora troppo viva nella mente della gente.
La cosa davvero incredibile è che nonostante la mia lontananza dalla tv.. nonostante sia stata esclusa da tutto... le persone non mi hanno dimenticata.
L’amore che mi lega al pubblico è fortissimo, forse perché è autentico dato che è basato su cose vere.

K: Prima Beppe Grillo, poi tu... e tanti altri: prima quelli famosi si costruivano la villa in Sardegna o in montagna... ora ci si fa un Blog. E’perché costa meno? Gli artisti sono finiti nella rete (web)?
C: In effetti il blog costa davvero meno della villa!! Anche se ti devo dire la verità..é difficilissimo portarci dentro il divano!! Io c’ho provato in tutti i modi a traspottaccelo dentro… ma non c’entra! A parte questo... fare un blog è una delle poche garanzie che si hanno di avere col tuo pubblico una comunicazione”pulita”e diretta, e poi senza bisogno di apparire ci si può permettere di essere più sinceri.
Il blog comunque resta uno dei molti canali che uso per comunicare: la gente però ha diritto di poter sentire quello che ho da dire a prescindere dal fatto che abbia la possibilità di andare sul mio blog o meno.Io continuerò a battermi perché tutti i media possano essere utilizzati.

K: Cambiamo argomento: hai sentito che secondo uno studio di due università canadesi è emerso che le donne con molto senso dell’umorismo spaventano gli uomini? Sarà vero? Che ne pensi?
C: Certo che è vero! Avere molto senso dell’umorismo vuol dire aver riconosciuto la parte cogliona di te... e averci riso su. Molti uomini fanno fatica a riconoscere la loro parte cogliona figuriamoci se riescono ad ironizzarla! Forse perché sono fragili sotto questo profilo...

K: A te è mai capitato di spaventare un uomo col senso dell’umorismo?
C: Non è che mi è capitato... cioè... io gli uomini li spavento abitualmente !!

K: Però è vero che nel mondo di oggi contano di più un paio di centimetri di coscia piuttosto che un paio di chili di cervello… almeno così ci dicono...
C: Attenzione!! Siamo noi le prime pronte ad accettare tutto questo! La paura di non essere abbastanza belle e quindi di soffrire è alla radice dell’idea che contano di più un paio di centimetri di coscia. Che poi i media non ci aiutino a superare il senso di inadeguatezza, è ovvio!! E’questo che ci fa comprare le creme snellenti, lo shampoo che arriccia qui e alliscia di là! E’ più facile far diventare bello il corpo, più che far diventare bello il cervello! Solo pensando il nostro cervello cresce e matura:non ce puoi mettere na crema per farlo crescere! Così diventiamo sia belle che intelligenti.

K: So che sei stata a Reggio Emilia…
C: Sono stata a Reggio Emilia per un lavoro che faccio per le scuole. Si tratta di un progetto contro il tabagismo voluto dall’associazione genitori, con la sponsorizzazione dell’Assotabacco (che ha fatto una mossa pubblicitaria intelligente... una pubblicità al contrario, ma paradossalmente di totale onestà..) in cui si spiega ai ragazzi che fumare fa male e non solo, ma senza fargli la predica e senza paroloni scientifici incomprensibili. Mi hanno chiesto di scrivere un testo per i ragazzi...e io l’ho fatto.
L’unica regione che non aveva aderito al progetto era l’Emilia Romagna: dopo un anno visti i risultati ottimi della campagna contro il fumo, sono stata chiamata ad esibirmi a Reggio Emilia.
E’stato bellissimo: il dialogo con quei ragazzi è stata una delle esperienze più belle della mia vita.
Credo che parlare con i ragazzi, immergendosi nel loro mondo sia sempre la cosa migliore. Io ho utilizzato un linguaggio che i ragazzi capiscono e che usano.Sono stata onesta: gli ho detto”voi fumate per imitare gli adulti e sentirvi grandi e forti... ma vi siete mai chiesti perché gli adulti fumano? Perché ci caghiamo sotto di vivere!! Quindi se fumando credete di imitare un atteggiamento di forza... toppate... dato che è esattamente il contrario. Chi fuma si sente debole”. Loro sono rimasti stupiti.
Parlando onestamente con i ragazzi si mettono in moto tantissimi pensieri nelle loro menti e si crea in loro la capacità critica.
Nella scuola si parla poco e con poca onestà, mentre dovrebbe essere il contrario.

K: E perché a scuola non si comunica?
C: Ma... io a questo punto credo che gli adulti non ci arrivino proprio con la testa!! Si parla tanto di scuola e alla fine non si dice nulla. La scuola oggi può insegnare ai ragazzi come stare al mondo, dato che molte famiglie non lo sanno fare... perché a loro volta hanno avuto famiglie che non hanno insegnato.
Io dico sempre che le famiglie non dovrebbero chiamarsi per cognome, ma per ceppi nevrotici.
Bisogna insegnare ai nostri figli a perdere, perché solo la sconfitta dà senso alla vittoria. Aver perso bene una volta insegnerà ai nostri figli a vincere per il resto della vita.

K: Tu sei nata a Roma, hai vissuto a Roma... è una grande città... ma tu credi che per emergere si debba per forza lasciare la provincia?
C: Credo che la gente che non abita nelle grandi città... in questo caso i modenesi, abbia per le mani una grandissima risorsa.
Modena, e in generale tutta la provincia, non è penalizzante proprio perché è un terreno più libero, pronto per essere coltivato. Il problema è che ti devi far venire delle idee nuove e devi superare i condizionamenti del provincialismo... come la paura del giudizio degli altri.
Chi riesce ad emergere nella sua provincia dimostra più slancio: insomma è in provincia che si dimostra di avere coraggio e capacità.

K: Un’ultima cosa: alla fine dello spettacolo coinvolgi il pubblico in sala nel ”rito liberatorio dal rodimento di culo”..ma esattamente cos’è il ”rodimento di culo”?
C: Il ”rodimento di culo” è la somma delle rabbie di vivere. E lo sai perché molti trovano il rito davvero liberatorio? Perché farlo assieme vuol dire condividere e ammettere collettivamente di essere rabbiosi per tanti motivi: o perché ci pare che qualcuno arrivi alla nostra meta prima di noi, o perché ci si sente inadeguati, o si sente di non riuscire ad essere perfetti.
Dire pubblicamente e ad alta voce ”Si, a me me rode il culo” significa accettarsi completamente.
Nessuno ha mai il coraggio di ammettere i propri errori davanti agli altri... il rito toglie, grazie alla risata, l’imbarazzo di avere dei difetti, di aver fatto degli sbagli.
La risata fa diventare vere e reali le cose, e a quel punto non c’è più rabbia.
La risata ti libera.
K: Anche i modenesi hanno rodimenti di culo… posso consigliare il rito anche a loro??
C: Tutti hanno il rodimento di culo...
fa parte della vita. Il rito liberatorio è utile, ma non è l’unico modo per liberarsi.
La vera chiave di lettura è sapere che il rodimento ce l’abbiamo tutti, e dobbiamo essere in grado di accettarlo... e tranquillizzare noi e il prossimo che in definitiva è normale essere incazzati nella vita per paura di non essere perfetti abbastanza.
Quando chi è incazzato sente di essere compreso, non ha più difese e diventa un fratello.

Ormai l’ora dello spettacolo si avvicina e Cinzia deve finire di prepararsi, ma anche per noi s’è fatto tardi.
La salutiamo come si fa con le vecchie amiche e diamo una carezza a Lia.
Torniamo a casa, nel traffico asfissiante, in mezzo a mille clacson rimbombanti, ma siamo felici, senza rodimenti.
E’vero:la risata ti libera.

Buona vita a tutti!!

 
 
Powered by Main Street Modena