UN SOVRANO SENSIBILE ALLA SALUTE DEL NOSTRO PIANETA
a cura di Laura Villani
Sabato 6 Maggio sono state celebrate le fastose nozze di Re Carlo III e della Regina Camilla nell’Abbazia di Westminster. Indossando abiti bianchi la Robe of State Carlo e Camilla, seguiti dai paggetti, tra cui il principe George, dalle giacche rosse con alamari dorati, hanno fatto ingresso nell’abbazia. Al centro della scena la Coronation Chair, nota anche come King Edward’s Chair, risalente al 1300 nella quale è incorporata la pietra del destino, su questo trono sono stati incoronati 26 monarchi e qui anche Carlo III si è seduto per ricevere dalle mani dell’arcivescovo di Canterbury la Corona di Sant’Edoardo. Il pavimento sul quale viene posizionato il trono per l’incoronazione è un antico mosaico cosmatesco, magistralmente realizzato da artigiani italiani circa otto secoli fa, ancora lì a meravigliare e a raccontare il talento prima romano e poi italiano nel Regno Unito. Prima di uscire dall’Abbazia, re Carlo, lasciata la corona di Sant’Edoardo, ha indossato l’Imperial State Crown, realizzata nel 1937 con 2.868 diamanti. Dopo la cerimonia a Westminster la coppia si è avviata per raggiungere Buckingham Palace sulla carrozza reale, la Gold State Coach, costruita nel 1762 e usata in tutte le incoronazioni britanniche dal 1831. Dietro di loro una seconda carrozza con William, principe di Galles, la consorte Kate e i tre figli. A scortare il corteo migliaia di guardie in alta uniforme. A Buckingham Palace i sovrani, appena incoronati, sono stati accolti dalle truppe reali per il saluto militare nel giardino del palazzo. Raggiunto il balcone reale i Sovrani, entrambi con la Corona circondati dai paggetti, hanno rivolto il rituale saluto ai sudditi, migliaia di persone assiepate, nonostante la pioggia, di fronte al palazzo e lungo il Mall. Sul balcone hanno preso posto i membri attivi della famiglia reale: i fratelli del Re, Edoardo e Anna con le rispettive famiglie (Andrea e Harry sono esclusi da ruoli ufficiali) e i principi di Galles William e Kate con George, Charlotte e Louis. Presenti anche i duchi di Gloucester, cugini della regina Elisabetta Il. A causa del maltempo il previsto sorvolo della Raf si è limitato ad alcuni elicotteri e alla pattuglia acrobatica delle Red Arrows. Il mondo si era innamorato di Diana, bella, giovane ed aristocratica che rappresentava il sogno fiabesco nato sotto i migliori auspici, ma che si dimostrò essere una favola che si era scontrata con una realtà fatta di obblighi come cita il famoso detto Noblesse oblige di un ruolo credo per lei tutt’altro che facile. Con il tempo in molti, compresa la Regina Elisabetta II, hanno iniziato ad apprezzare la presenza di Camilla e volerla Regina vedendo la sua presenza discreta, l’affiatamento e la complicità molto evidente con il consorte ed il fatto che per Carlo la sua presenza fosse un elemento non negoziabile. Dopo la cerimonia dell’incoronazione le tre generazioni di reali sono state immortalate in una foto, altamente simbolica del fotografo Hugo Burnand, pubblicata da Buckingham Palace. Ambientata nella Sala del Trono vede Carlo III con l’abito e le simbologie regali quali corona, scettro e globo d’Oro lanciare un messaggio sulla continuità della monarchia posando con gli eredi al trono nella linea di successione: il figlio principe William, in uniforme cerimoniale rossa delle guardie gallesi e mantello blu dell’Ordine della Giarrettiera, e il nipote principe George con la veste da paggetto d’onore. I colori oro, rosso e viola, sono anch’essi simbolici e da sempre associati alla regalità. Questa cerimonia mi ha fatto ricordare quando mi chiesero di ospitare per un ricevimento nella mia casa di Bologna l’attuale Re Carlo III, allora Prince of Wales, dove nel salone come strana coincidenza c’era proprio un tappeto dono della regina Vittoria ai principi Borghese con lo stemma inglese e il motto dell’Ordine della Giarrettiera Honi soit qui mal y pense (Sia vituperato chi ne pensa male). L’Ordine, il più antico ed elevato del Regno Unito, ha a capo il Sovrano e ammette solo 24 membri la cui scelta è di sua esclusiva competenza. La proposta di ricevere l’allora H.R.H. The Prince of Wales mi fece molto piacere anche perchè il motivo della visita a Bologna era per il progetto A vision of Europe, curato da un caro amico l’Architetto Gabriele Tagliaventi. Il Principe Carlo era, conoscendolo, estremamente gentile, disponibile e sinceramente impegnato a migliorare le periferie delle città ed in particolare di Londra e delle città inglesi. Il suo punto di partenza era ineccepibile, troppi edifici anonimi realizzati senza un progetto che ne curasse l’estetica, la qualità della vita che avrebbero consentito o impedito e spesso nessuna cura per l’inserimento nel contesto urbano preesistente. Poi le soluzioni architettoniche proposte erano un po’ rinunciatarie quasi per una diffidenza verso l’architettura contemporanea tanto da voler riproporre gli stilemi ed i volumi del passato visti come molto più armonici fatto che pose Carlo in forte contrapposizione con grandi architetti contemporanei inglesi da James Stirling che conoscevo per aver collaborato con lui per un importante progetto di riconversione urbana a Firenze. Carlo era già allora e continua ad esserlo oggi anche sinceramente interessato all’ambiente e alla protezione del pianeta, un impegno che fa di lui un alfiere che non si limita a testimoniare il suo impegno con discorsi ma con un’effettiva coerenza in ogni aspetto della sua vita. A Londra ero stata invitata da Jacob de Rothschild, IV barone Rothschild membro della camera dei Lord e comandante dell’Ordine Reale Vittoriano per i servizi resi al Ducato di Cornovaglia per il Principe di Galles. A Londra Jacob de Rothschild mi volle invitare a Spenser House, il magnifico palazzo della famiglia di lady D la Principessa di Galles che è a due passi dalla sua residenza in St James’s Place. Della dimora, ora di proprietà del fratello di Diana Charles IX Conte Spenser, Jacob Rothschild aveva curato il restauro vista anche la sua straordinaria soprintendenza dei lavori del sublime Waddesdon Manor dove fui ospite per alcuni giorni. In quell’occasione ci fu una riunione della famiglia tra i quali anche Beatrice de Rothschild ora spesso a Venezia con il marito Pierre Rosenberg, Honorary President-Director of the Musée du Louvre, ed in questa occasione venne proposto da un studioso russo di tornare alla mela originaria di qualche secolo fa molto più piccola, bruttina, ed imperfetta, ma profumata, dal gusto intenso e molto resistente tanto da non necessitare trattamenti chimici. Evidentemente una proposta che era già in perfetta sintonia con l’attenzione per l’ambiente di cui re Carlo è stato un grande precursore non sempre compreso. Della famiglia reale conobbi anche in qualche occasione a Venezia Sarah Fergusson e il principe Andrea. Ricordo che, alloggiati all’Hotel Cipriani, vennero anche ad un ricevimento dato a Palazzo D’Anna Viaro Martinengo Volpi di Misurata dal conte Giovanni Volpi figlio del secondo matrimonio di Giuseppe Volpi, ideatore tra l’altro del Festival del Cinema di Venezia e nonno della Contessa Marina Cicogna. Il suo palazzo aveva visto negli anni come ospiti di meravigliosi ricevimenti le più importanti star del cinema internazionale. Sarah e Andrea sembravano ed erano al tempo molto felici, con lo sguardo birichino e gioioso. Sarah Fergusson divenne poi un’amica molto vicina al Conte Gaddo della Gherardesca di cui io ero amica del fratello Manfredi della Gherardesca, che dopo alcuni anni a New York ad apprendere i segreti dell’arte e dell’antiquariato dalla famosa Hellen Fioratti si era trasferito a Londra sposandosi con la principessa, Dora Loewenstein, figlia del manager dei Rolling Stones e facendo una carriera di primissimo piano nel mondo dell’arte. Lo vidi a Londra per la possibile attribuzione di un’opera e l’ultima volta a Venezia ad una mostra alle Stanze del Vetro Fondazione Giorgio Cini in cui mi disse che avrebbe avuto piacere di collaborare per la cura di interni, poi invece è mancato improvvisamente e prematuramente. Tornando a Carlo penso che sia finalmente felice avendo, è il caso di dirlo in senso non solo figurato, coronato il sogno di avere accanto a sé la donna amata con la quale condividere i suoi spiccati interessi e la sua grande sensibilità. Spero che gli impegni gli consentiranno di continuare a frequentare ed ad amare così profondamente l’Italia e a portare avanti le sue battaglie per il pianeta se pur con l’equidistanza che il suo ruolo oggi gli impone.