a cura di Laura Villani - foto di Roberto Vacirca
La storia di Marina Cicogna riserva sempre nuove sorprese e nuove parti da esplorare. Lei dichiarava di non aver mai pensato a se stessa in termini di immagine né di aver ideato strategie ma di aver sempre voluto fare le cose al meglio con quel che si ha a disposizione.
Una filosofia che ha dato luogo alla sua lunga carriera e che l’ha vista diventare la prima donna italiana a cimentarsi nel ruolo di produttrice cinematografica, in qualità di co-titolare della casa di produzione e distribuzione Euro International Film insieme al fratello Bino. Il cinema era un mondo che Marina Cicogna Mozzoni Volpi di Misurata nata a Roma il 29 maggio 1934 dal conte Cesare Cicogna Mozzoni e dalla contessa Annamaria Volpi di Misurata, aveva ereditato dal nonno paterno Cesare Cicogna, che aveva vinto l’Oscar con Ladri di biciclette, e quello materno il Conte Giuseppe Volpi di Misurata, fondatore della Mostra del Cinema di Venezia. Su Marina Cicogna quell’universo cinematografico ha esercitato subito un forte ascendente tanto che a 8-10 anni a Milano si infilava in sala per vedere a getto continuo Il ponte di Waterloo e Duello al sole. Nella sua carriera si distinguerà in particolare per aver puntato su registi ancora poco noti al grande pubblico, producendo pellicole quali Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri, che si aggiudicò l’Oscar nel 1971 come miglior film straniero, La classe operaia va in paradiso sempre di Petri, e poi Uomini Contro di Francesco Rosi, C’era una volta il West di Sergio Leone, Teorema e Medea di Pier Paolo Pasolini, Mimì Metallurgico di Lina Wertmüller, Il giorno della civetta, C’era una volta il West, Fratello sole, sorella luna, Lo chiameremo Andrea o il film del 1976 di Alberto Sordi, intitolato Il comune senso del pudore con Claudia Cardinale e Florinda Bolkan. Dichiarava che se pur le sarebbe stato facile fare un film di grande budget con Fellini o con Visconti, che conosceva bene, preferiva inventare talenti meno noti. Modello di carisma, autonomia e intelligenza, Marina Cicogna aveva avuto un profondo legame con gli Stati Uniti, dove aveva frequentato l’Università e dove ha poi continuato a partecipare a feste del jet set, rimanendo un’icona di stile. La sua è la storia di una donna eccezionale, prima produttrice cinematografica al mondo ci ha lasciato il 4 novembre 2023, all’età di 89 anni a Roma, dopo una lunga malattia. All’ultimo piano di una elegante palazzina romana Marina Cicogna accoglie nella sua meravigliosa casa di Roma, una casa luminosa e moderna nel pieno centro affacciata sul verde degli alberi di Villa Borghese e in lontananza la Basilica di San Pietro. Marina Cicogna Mozzoni Volpi di Misurata, anche a 89 anni sempre meravigliosamente affascinante e dotata dell’eleganza innata di icona di stile, è sia una delle produttrici che hanno fatto la storia del cinema italiano, che una grande fotografa. Nella sua lunga carriera ha avuto rapporti stretti con molte personalità quali Gianni e Marella Agnelli, Helmut Berger, Ljuba Rizzoli, Valentino e Giammetti, che sono solo alcuni dei grandi amici che hanno arricchito la sua vita. Marina riteneva infatti che l’amicizia, anche se indefinibile e non convenzionale, fosse uno degli aspetti più importanti della vita che a volte nasce da simpatia naturale, come con Gianni Agnelli che la chiamava “Cicogna”.
Di Gianni Agnelli, che avevo frequentato in varie occasioni a Torino e con l’International Council del MOMA di New York, ebbi il piacere di essere invitata alla prima di un documentario senza veli sulla sua vita della HBO regia di Nick Hooker che presentava Marina sua grande amica al festival del cinema di Venezia del 2017.
Nel cast: Gianni Marella, Edoardo, Maria Sole, Cristiana e Umberto Agnelli, Marina Cicogna, Enrico Berlinguer, Cesare Romiti, Enrico Cuccia, Winston e Pamela Churcill, Bob Colacello, Carlo De Benedetti, Lapo, Ginevra, Alain e John Elkann, Muammar Gadaffi, Vittorio Valletta, Jacqueline Kennedy, Valentino Garavani. Nel mondo della moda da ragazzina ha frequentato Capucci, in seguito Valentino Garavani, un amicizia che è rimasta centrale in tutta la sua vita, di cui ammirava soprattutto gli abiti da sera. Un rapporto speciale cementato della loro vicinanza nei terribili momenti quando venne a sapere della morte del fratello Bino. Ha anche amato YSL e in seguito Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, che le chiese, nel 2014 all’età di 80 anni, di posare per una loro campagna pubblicitaria, contro qualunque tabù affermando una bellezza e un coraggio senza età ed un’energia che scaturiva dalla sua inesauribile curiosità. L’invito le fece molto piacere seppur chiese di indossare le creazioni in cui si si sarebbe sentiva a suo agio. Poche settimane dopo amici di tutto il mondo le telefonarono entusiasti perché la sua gigantografia era in tutti gli aeroporti. Anche nel cinema Marina seguì il suo eccezionale intuito libero da convenzioni borghesi: Helga, Belle de Jour, Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Metti una sera a cena, film che ha prodotto, sono state pellicole di grande impatto sociale e contro la morale comune. Belle de Jour lo volle a tutti i costi, Helga fu un colpo di fortuna pensando alle potenzialità di successo economico, cosa che poi avvenne. Indagine… fu un capolavoro che come tutti i capolavori venne fuori all’improvviso e fu anche il film che Marina ritenne il più facile da fare della sua carriera, perché, a parte il brutto carattere di Gian Maria Volontè, sul set andavano tutti d’accordo e la direzione di Elio Petri era perfetta tanto da essere il migliore regista con cui dichiarava di aver lavorato.
Tra i film che rimpiangeva di non aver fatto, Ultimo tango a Parigi ma in lei anche il rimpianto di non aver lavorato con alcuni registi quali Bernardo Bertolucci nel film Il conformista così come Il portiere di notte di Liliana Cavani con Charlotte Rampling o come Galileo, capolavoro non distribuito in Italia, che le ha provocato molta rabbia e che l’ha mossa a incoraggiare l’attribuzione alla Cavani del Leone d’Oro alla carriera a Venezia.
Il cinema di oggi lo trovava cambiato per il fatto che in molti casi il regista ricopre anche il ruolo di produttore perdendo così il necessario confronto tra le parti.
Nel mondo del cinema la ritenevano un esempio di libertà capace di esercitare un’influenza sulla società per essere stata l’unica produttrice donna al mondo e l’unica che aveva vinto un Oscar (con il film Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto nel 1971). La casa di produzione Euro International Film, della famiglia materna, era un meccanismo complicato, con una proprietà che se ne occupava poco e una dirigenza che aveva una idea molto diversa dalla sua dei film che andavano prodotti o distribuiti. Il fratello Bino, presidente quasi per caso, riusciva ad avere buoni contatti e progetti come il film C’era una volta il West grazie a lui finanziato dalle case di produzione americane e realizzato a Cinecittà. Marina, definita ribelle chic, con il padre non aveva quasi rapporti, anche perché non si era mai interessato di cinema. La madre aveva acquistato la casa di produzione ma era Marina che, avendo frequentato a Venezia il mondo del cinema, si era appassionata tanto da decidere di farne la sua carriera. Marina oltre ad illuminata produttrice è stata anche un’eccellente fotografa che Frederic Mitterand, già Ministro della Cultura francese, ammirava per la malinconia del tempo che passa, l’impossibilità di ritrovare quei giorni felici e allo stesso tempo il desiderio di vedere il bello in ogni elemento visuale, dove la fotografia e il cinema erano parte dello stesso mondo creativo. La fotografia, certamente più facile da produrre di un film, entrò nella sua vita per piacere personale e i soggetti erano le personalità che incontrava o frequentava a Venezia, New York, Los Angeles. Marina Cicogna è anche stata un’eccezionale socialite capace di organizzare nel 1967 a soli 33 anni, quella che fu poi definita da tutti la festa più sfavillante e grandiosa di tutto il 900. Ancora oggi l’amica Diane Von Furstenberg la ricorda come la festa più divertente a cui abbia mai partecipato.
L’evento le venne suggerito dal fatto di ritrovarsi eccezionalmente al Festival del Cinema di Venezia con ben tre film in concorso: Belle de jour di Bunuel con una quasi sconosciuta Catherine Deneuve, Lo straniero di Luchino Visconti e Edipo re di Pier Paolo Pasolini, iniziando così ad affermarsi come importante distributrice e produttrice. Per convincere la Euro a distribuire Belle de jour, giudicato un film scandaloso che avrebbe avuto poco successo, aveva azzardato il pronostico ai dirigenti, che il film avrebbe vinto il Festival di Venezia.
Una festa diventava a quel punto l’occasione per acquisire visibilità invitando praticamente tutte le personalità più importanti in Europa in quel momento: Liz Taylor e Richard Burton, Claudia Cardinale, Gina Lollobrigida, Aristotele Onassis, Jane Fonda con Roger Vadim, David Bailey, Catherine Deneuve, Mastroianni, Egon Von Fustenberg con Diane, Florinda Bolkan, Pasolini, a un party divertente e meno formale di quello che si sarebbe svolto a Ca’ Rezzonico poche sere dopo, con tantissimi giovani, vivaci e ottimi ballerini, ambientato nella corte di Palazzo Vendramin Calergi con tema Bianco e Oro. Un invito che non prescriveva l’abito lungo o formale, tanto che la Lollo indossò un abito d’oro a rete che lasciava libera l’immaginazione.
Nella sua vita privata da sempre oppositrice delle convenzioni, Marina Cicogna ha avuto flirt con bellissimi quali Alain Delon e Warren Beatty ma si ricorda soprattutto Florinda Bolkan per una relazione né nascosta nè esibita che durò vent’anni. Conosciuta e casa di Elsa Martinelli a Parigi, lanciata da Marina nel cinema, trovò Florinda simpatica e di una bellezza eclatante. In seguito, di ritorno dal set de Le Streghe di Luchino Visconti con la Mangano, invitò a sciare a Cortina l’amico Helmut Berger estendendo l’invito anche alla sua amica Florinda. Così iniziarono a frequentarsi e poi a vivere insieme.
Florinda, una bellezza rara e androgina, una donna libera e divertente, era però abituata a fuggire ciclicamente e Marina a inseguirla, fino a quando nella sia vita arrivò Benedetta Gardona, compagna per quasi quarant’anni che, in accordo con i suoi genitori, decise di adottare, dandole il suo cognome. Legata a Venezia, Milano, Cortina, Tripoli, Los Angeles e New York, dove ha avuto una casa, è Rio de Janeiro la città dove si è sentita particolarmente a suo agio e che considerava come la più bella al mondo.
L’ultimo anno le ha regalato, oltre a una biografia per la quale ha scelto come titolo il motto quattrocentesco di casa Cicogna Ancora Spero, il documentario
La vita e tutto il resto (79’) uscito nel 2021, di Andrea Bettinetti, che le è stato dedicato per raccontare oltre mezzo secolo di esperienze straordinarie, distribuito da Luce Cinecittà e finalista ai Nastri D’Argento 2022.
Infine a coronare l’annata è arrivato un meritato David di Donatello alla carriera. La speranza nel motto della famiglia promossa dalla curiosità sono state le doti caratteriali che l’hanno tenuta costantemente giovane.
Marina infatti affermava che curiosità e speranza sono idee astratte che, attraversando i secoli, sono in grado di tenere accesa la nostra scintilla di vita. Personalmente ricordo di Marina con particolare piacere l’occasione del Premio internazionale Profilo Donna 2009 cerimonia che ebbe luogo al Teatro Pavarotti di Modena seguita con un ricevimento a Palazzo Ducale.
Di quell’evento curai la dedica della serata alla diva Lyda Borelli che, acclamata nel cinema come un’icona pari a quella che ricopre la Duse nel teatro, abbandonò le scene per sposare Vittorio Cini.
Per l’occasione di Profilo Donna erano presenti i nipoti di Vittorio Cini, i principi Giovanni e Giorgio Alliata di Montereale con la moglie Giorgina e Marina Cicogna come premiata ed allora, anziché consegnarle il premio come la scaletta prevedeva, chiesi che fosse Giovanni Alliata a consegnarlo per creare un momento particolarmente significativo in cui i nipoti si ritrovassero uniti sul palco per questa speciale occasione, direi irripetibile, in rappresentanza dei rispettivi nonni il Conte Giuseppe Volpi di Misurata e il Conte Vittorio Cini di Monselice, le due personalità fondamentali di quel gruppo veneziano, che avrebbe costituito un impero finanziario tra i più importanti a livello nazionale e internazionale.
Ci ricorderemo di Marina Cicogna perché lascia un grande vuoto in tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerla per il suo grande temperamento, l’innata superba e sobria eleganza e lo straordinario fiuto artistico e senso estetico.