PROCURA GENERALE DELLA REPUBBLICA PRESSO LA CORTE D’APPELLO DI MILANO

Relazione sull’amministrazione della giustizia per l’anno 2022

a cura di Francesca Nanni

A. ANALISI DELL’ATTIVITÀ
E DELLA CRIMINALITÀ NEL DISTRETTO
Quanto all’andamento del lavoro negli uffici requirenti del distretto, come emerge dall’analisi delle statistiche allegate, dopo il lieve rallentamento dovuto alla pandemia, il flusso di notizie di reato ha ripreso il suo corso (a livello distrettuale 96170 notizie sopravvenute contro le 95058 del periodo 2019/2020). A risorse invariate, anzi sicuramente diminuite a causa della costante riduzione del personale con età media prossima al limite del pensionamento, la capacità di smaltimento delle Procure, come era sicuramente prevedibile e probabilmente anche previsto, si è ridotta anche se non in modo rilevante. A livello distrettuale l’indice di ricambio, che registra il rapporto fra sopravvenuti ed esauriti, è passato da 100, cioè dalla situazione di parità, a 98 con aumento del 2,27% delle pendenze; l’indice di smaltimento, che tiene conto anche delle pendenze iniziali, è passato da 0,46 a 0,47.
È vero che la variazione media distrettuale è piccola ma sulla stessa influiscono i dati positivi, in controtendenza, di alcuni uffici, precisamente Busto Arsizio, Lodi e Pavia e, quanto all’indice di smaltimento, anche Monza; al contrario i dati provenienti dagli altri uffici sono più problematici.
Le carenze nell’organico del personale amministrativo, già mediamente alte in percentuale, diventano insostenibili per alcune figure di particolare rilievo ai fini dell’innovazione: in percentuale a livello distrettuale si registra una scopertura di oltre il 57% fra i dirigenti, 66% fra i funzionari contabili, 50% fra gli assistenti informatici, 100% fra gli assistenti contabili; altrettanto pesanti le carenze nei più tradizionali ruoli dei funzionari giudiziari, degli autisti e degli ausiliari, rispettivamente 30,41%, 52,86% e 44,26%. A questi numeri vanno aggiunte le carenze nel personale delle sezioni di polizia giudiziaria che eseguono importanti e delicati compiti di indagine e rivestono un ruolo indispensabile soprattutto negli uffici di primo grado; presso la Procure di Busto Arsizio, Lodi, Lecco e Monza nonché presso la Procura presso il Tribunale dei Minorenni gli organici non raggiungono neppure il minimo stabilito per legge. Altra situazione che reputo gravissima riguarda la totale assenza nel distretto di magistrati cc.dd. distrettuali requirenti destinati a intervenire in caso di scoperture particolarmente pesanti nonché a sopperire alle situazioni di temporanea assenza di un magistrato in malattia o in congedo, tipico il caso delle colleghe in congedo di maternità; dei quattro magistrati previsti in organico, nessuno è stato sino ad ora nominato, anzi non risulta essere stato ancora emanato il relativo bando. Già in altre sedi ho sottolineato come questo si traduca in un ostacolo al raggiungimento della concreta parità di genere intesa come parità tra donne e uomini rispetto a diritti, trattamento, responsabilità, opportunità e risultati economici e sociali.
Infine, la lentezza della procedura di nomina dei procuratori negli uffici di piccola e media dimensione è causa di ripetuti avvicendamenti con conseguenti disfunzioni: la complessità dei compiti organizzativi richiesti ai dirigenti giudiziari dai quali si pretendono non indifferenti doti comunicative e manageriali, impongono che l’esercizio delle relative funzioni venga svolto con continuità e per un sufficiente periodo di tempo per evitare disagi e confusione all’interno e all’esterno dell’ufficio.  Le previsioni deflattive legate all’entrata in vigore della riforma Cartabia dovrebbero comunque incidere positivamente sulle pendenze anche degli uffici di Procura; mi riferisco in particolare alla precisazione del criterio sulla base del quale decidere se procedere o meno con il giudizio, modifica che dovrebbe ampliare il numero delle archiviazioni o meglio, visto che molti uffici requirenti già adottavano una valutazione ampia basata sull’interpretazione dell’art. 125 dispp. att. c.p.p., dovrebbero ridurre i casi di imputazione coatta o comunque di restituzione degli atti da parte del GIP. Altra modifica molto delicata ma in prospettiva efficace riguarda l’adozione di precisi criteri di priorità anche nella fase iniziale delle indagini meglio di criteri che individuino i procedimenti da seguire con priorità, quanto a tempi e mezzi, dal momento dell’iscrizione, all’eventuale giudizio, alla valutazione su una possibile avocazione da parte del Procuratore Generale (quest’ultima dovrebbe essere riservata a ipotesi assolutamente eccezionali nel caso siano contestati reati non prioritari). Il tutto ovviamente secondo schemi precostituiti e con modalità trasparenti, visto che si tratta di incidere, e neppure in modo troppo velato, sul principio di obbligatorietà dell’azione. Quanto alla incidenza delle varie categorie di reato nel distretto, rispetto all’anno precedente, in linea con il tentativo di ripresa economica post pandemia, si registra un forte aumento di reati connessi alla indebita percezione di contributi, in materia di inquinamento e rifiuti, in materia di infortuni sul lavoro con esito mortale; purtroppo ancora molto aumentati gli omicidi con vittime di sesso femminile. Quanto al confronto con le altre città e province a livello nazionale, Milano si trova in cima alla classifica generale con 193.7491 denunce nel corso del 2021, 5.985 ogni 100 mila abitanti. Tra le prime dieci classificate si incontrano altre grandi città come Torino (3ª), Bologna (4ª), Roma (5ª), Firenze (7ª) e Napoli (10ª). Il territorio della Città metropolitana di Milano segna il più elevato numero di furti (95.269 denunce, 2.943 ogni 100mila abitanti), in particolare nei negozi (7218, 223 ogni 100 mila abitanti) e nelle auto in sosta (10.573, 326 ogni 100 mila abitanti). La Città metropolitana è settima per denunce di violenze sessuali, seconda per rapine in pubblica via, terza per associazioni per delinquere. Le altre province lombarde si trovano bel al di sotto della top ten di questa poco invidiabile classifica generale. Sulla base del numero di denunce ogni 100 mila abitanti troviamo, nell’ordine:
• Pavia (3898,5: 20.845 denunce: Posizione 14);
• Varese (3189,8: 28.008 denunce: Posizione 44);
• Monza e Brianza (3024,3: 26.315 denunce: Posizione 51);
• Lecco (2969: 9870 denunce: Posizione 54);
• Como (2615: 15.550 denunce: Posizione 83);
• Lodi (2553,9: 5799 denunce: Posizione 87);
• Sondrio (2338,8: 4168 denunce: Posizione 98);
La classifica generale si basa sui dati di diverse tipologie di reato, dagli omicidi (volontari consumati, preterintenzionali, stradali, colposi, da incidenti sul lavoro, infanticidi, tentanti omicidi) a tutti i tipi di furti (con strappo, con destrezza, di ciclomotori, motocicli, autovetture, nei negozi, nelle abitazioni, nelle auto in sosta); dalle diverse forme di rapina alle violenze sessuali. E poi estorsioni, usura, riciclaggio, associazione a delinquere o di stampo mafioso e altro ancora, sino ai delitti informatici. In generale si conferma comunque il trend in calo dei reati: confrontando i dati 2021 con quelli del 2019, prima della pandemia, si registra una diminuzione generalizzata in termini quantitativi degli illeciti. E l’andamento è confermato in tutte le aree metropolitane: Milano, per esempio, ha messo a segno un -11,8%, mentre Roma è a -6,8%; Firenze, Venezia e Bologna sono le grandi città con la flessione più marcata, pari al -24,6%, -17,8% e -15,3 per cento. Si esprime preoccupazione per il fatto che alcune modifiche al regime di procedibilità di alcuni delitti introdotte dalla riforma Cartabia, in particolare i sequestri di persona, le violenze private, le lesioni dolose fino a quaranta giorni di prognosi, possano sostanzialmente lasciare prive di effettive tutela molte vittime Secondo la relazione illustrativa al disegno di legge 150/2022 «la procedibilità a querela, ad esempio per il delitto di violenza privata, è coerente con la natura personale del bene giuridico tutelato ed è suggerita dalla circostanza che, come risulta nella prassi ed è ancor prima testimoniato dal ridotto minimo edittale della pena detentiva (15 giorni di reclusione, ex art. 23 c.p.), il fatto può presentare un disvalore assai ridotto (come ad es. nel ricorrente caso giurisprudenziale di chi, parcheggiando impropriamente l’auto, impedisca il passaggio di auto o pedoni in aree pubbliche o condominiali) o essere comunque oggetto di condotte riparatorie o risarcitorie, che favoriscano la remissione della querela o l’estinzione del reato ai sensi dell’art. 162 ter c.p. L’effetto deflattivo sul carico giudiziario, trattandosi di fattispecie di frequente contestazione, è significativo». Al contrario si osserva che in un paese  come il nostro a diffusa illegalità e, almeno per il momento, scarsa certezza della pena, le condotte riparatorie e risarcitorie spontanee, cioè prima della presentazione di una denuncia o prima della pronuncia di una Autorità Giudiziaria , saranno rare mentre risulteranno sottoposti alla presentazione della querela comportamenti anche gravi come ad esempio l’esercitare violenza o minaccia dopo aver commesso il reato procedibile a querela  per indurre la persona offesa a non presentare la condizione di procedibilità.
Anche il secondo comportamento delittuoso, inquadrabile nella fattispecie della violenza privata, direttamente incidente sull’amministrazione della giustizia e la tutela della sicurezza, sarà sottoposto al regime della querela, incentivando il ricorso a metodi violenti piuttosto che a condotte riparatorie. Di seguito alcune delle problematiche recentemente emerse nell’organizzazione degli uffici requirenti del distretto nonché uno sguardo all’attività delle singole Procure, per queste ultime vengono riportate solo le caratteristiche più rilevanti.

B. IMPATTO SUGLI UFFICI DI PROCURA
DI PRIMO GRADO E SULLE PROCURE
GENERALI DELL’ENTRATA IN VIGORE
DEL PROCURATORE EUROPEO
Secondo il Procuratore di Milano l’attività della Procura europea è in pieno svolgimento e ogni questione che tocca i rapporti della Procura europea con la Procura ordinaria è stata trattata e risolta in spirito di armonia.
Le linee di azione della Procura europea stanno sempre più stabilmente precisandosi nella repressione delle frodi IVA comunemente denominate “frodi carosello” e del contrabbando in larga scala; fattispecie che, oltre certi limiti quantitativi, ricadono senza alcun dubbio nella “competenza materiale” di EPPO (art. 22 Reg. 1939/2017).
In entrambi i casi si tratta di categorie di reati in violazione degli interessi finanziari dell’Unione (c.d. reati PIF - protezione interessi finanziari) e di rilevante importanza economica. Rispetto a tali fattispecie la Procura europea, competente quando sono interessati due o più stati membri e il danno complessivo è superiore a C 10 milioni, è in grado di svolgere indagini in tutti i paesi interessati senza necessità di strumenti di mutua assistenza legale internazionale.
Se EPPO focalizza la sua azione sui reati PIF, superando la frammentazione di azioni nazionali “disorganiche”, non dovrebbe invece in genere estendere il suo ambito di azione a reati connessi, quali la corruzione o altri reati contro la pubblica Amministrazione, sempreché le ipotesi di corruzione o di altri reati contro la pubblica Amministrazione non siano “indissolubilmente connesse” (art. 22.2 Regolamento 2017/1939) alla commissione dei reati PIF. Ugualmente, la competenza in materia di reati relativi alla partecipazione a un’organizzazione criminale sussiste solo in quanto l’attività criminosa di tale organizzazione sia “incentrata” sulla commissione di uno dei reati PIF (art. 22.3). Nei casi in cui non si riscontra una vis attractiva della competenza della Procura europea, la regola dovrebbe essere dunque quella di effettuare indagini parallele con la Procura ordinaria, assicurando un efficace coordinamento.
Per quanto riguarda i profili di competenza distrettuale, la D.D.A. ha provveduto sempre al necessario coordinamento con l’Ufficio del Procuratore Europeo - E.P.P.O. in tutti i (peraltro non numerosi) casi di convergenza investigativa; in una sola occasione si è provveduto all’acquisizione di un fascicolo E.P.P.O. per la riunione a un procedimento penale pendente presso la Procura Distrettuale (n. 19144/18 R.G.N.R.), relativo ad un’associazione finalizzata alla commissione di reati fiscali, sfruttamento della manodopera, riciclaggio e autoriciclaggio, aggravati dalla finalità agevolatrice ex art. 416-bis.1 cod. pen. e collegati allo svolgimento di lavori di manutenzione in subappalto da parte di R.F.I. S.p.a. Quanto alle altre Procure del distretto, non vengono segnalati problemi nei rapporti, numericamente molto limitati, con la Procura europea. Sono state comunque segnalate le seguenti lacune nell’assetto normativo:
• difficoltà nell’utilizzo di TIAP e nella trasmissione telematica dei procedimenti di competenza della Procura Europea che debbano essere trattati dai procuratori europei delegati e dagli uffici del G.I.P. dislocati in Tribunali circondariali;
• difficoltà nella individuazione degli uffici requirenti presso i quali debbano essere effettuate le operazioni di intercettazione (salvo remotizzazione) dei procedimenti di competenza della procura europea ed utilizzati i cc.dd. archivi digitali;
• individuazione delle responsabilità dei dirigenti degli Uffici quanto alla gestione degli archivi digitali dove vengano riversate comunicazioni relative a procedimenti di competenza della Procura Europea.

C. IMPATTO DELL’ENTRATA IN VIGORE
DELL’UFFICIO DEL PROCESSO
Nulla di specifico va rilevato, trattandosi di questione riguardante in via pressoché esclusiva gli uffici giudicanti, mentre quelli requirenti, come è noto, non sono destinatari della assegnazione di quasi alcuna nuova risorsa. Non risulta tuttora significativamente concretizzato il timore, da più parti segnalato, di una pesante ricaduta sugli uffici di Procura, quanto meno in riferimento al prevedibile aumento, proprio grazie all'avvio dell’Ufficio per il processo, del numero delle udienze del corrispondente Ufficio giudicante, con conseguente incremento del carico di lavoro organizzativo e del lavoro dei magistrati destinati a funzioni requirenti nei dibattimenti. Solo il Procuratore di Busto Arsizio segnala di avere in corso una interlocuzione con il Presidente in sede in merito all’aumento del numero delle udienze penali, aumento che, vista la scopertura nell’organico dei magistrati, la Procura allo stato non è in grado di assicurare. Il Procuratore di Varese segnala che il locale Tribunale non ha ritenuto di aderire alla proposta di utilizzare un funzionario dell’Ufficio del processo per verificare e ordinare le notifiche dei decreti di citazione diretta eseguite dalla Procura per diminuire il lavoro della Procura, da un lato, e soprattutto agevolare lo stesso Tribunale alla prima udienza di costituzione delle parti. Sempre lo stesso Procuratore esprime preoccupazione per la scarsa competenza dei funzionari addetti all’Ufficio del processo; la loro inesperienza soprattutto nell’inserimento dei dati nei registri informatici può infatti causare disservizi e ricadute negative sul lavoro della Procura. Alcuni dirigenti osservano che la grave carenza di personale amministrativo e di magistratura nei corrispondenti uffici giudicanti non permette allo stato di valutare in termini sufficientemente precisi l’impatto della costituzione dell’UPP sia in termini quantitativi che qualitativi sulla complessiva organizzazione del settore penale.

D. REATI IN MATERIA DI VIOLENZA DI GENERE
Il Procuratore di Milano ha evidenziato che, per meglio razionalizzare il lavoro, all’interno del gruppo specializzato che si occupa di questi reati, precisamente il V Dipartimento, sono state create due aree di sotto-specializzazione che richiedono particolari competenze tecniche: una che si occupa delle violenze sessuali su strada e l’altra di reati di pedopornografia. Quanto al pool di P.M. specializzati in violenze sessuali “di strada”, si è cercato di concentrare i casi di delitti seriali ottimizzando le tecniche di indagine, attraverso l’utilizzo della medesima Polizia Giudiziaria specializzata e lo sviluppo di metodologie di indagine incentrate sul controllo del territorio (utilizzo delle videocamere diffuse sul territorio metropolitano, etc.) e su indagini biologiche tempestive che consentano di identificare i casi attribuibili al medesimo soggetto. Ad oggi sono numerosi i cc.dd. "violentatori seriali" attinti da ordinanze custodiali. Tali metodologie hanno dato concreti esiti, basti ricordare una recente condanna a carico di un noto imprenditore farmaceutico, rivelatosi seriale nel narcotizzare e violentare le vittime, alla pena di 16 anni di reclusione, tenuto conto del rito abbreviato. Altri casi andati a sentenza in primo grado negli ultimi mesi riguardano un noto immobiliarista, anch’egli seriale nelle violenze, un notissimo imprenditore milanese nell’ambito delle start-up e, ancora, il caso dell’infettivologo di un noto ospedale milanese, attualmente agli arresti domiciliari per aver usato violenza nei confronti di diverse pazienti. In merito ai reati di pedopornografia, durante il periodo Covid si è assistito ad un aumento del 75% dei reati online con vittime minorenni principalmente a causa dell’evoluzione tecnologica che rende possibile ad un numero sempre crescente di persone l’accesso a strumenti di ripresa audiovisiva e consente di avere contatti telematici difficilmente intercettabili e comunque con identità schermate. Vi è anche un tema economico importante, perché, nonostante siano state delegate ispezioni informatiche, in sede di perquisizione, al fine di individuare i dispositivi per i quali si rende necessario il sequestro e la conseguente copia ed analisi, resta comunque molto ingente la quantità di devices da copiare ed esaminare: tra le forze di polizia, l’unica che ha dedicato una articolazione dedicata esclusivamente a questi reati è la Polizia Postale. Al fine di una miglior organizzazione dell’Ufficio, sono state emanate numerose direttive interne ed altre destinate agli organi della Polizia Giudiziaria.  In sintesi, si è previsto che per realizzare la finalità di tutela della vittima, l’organo di Polizia Giudiziaria, fermo restando l’obbligo di riferire immediatamente al Pubblico Ministero, anche in forma orale, dovrà contestualmente raccogliere e trasmettere gli elementi investigativi essenziali al riscontro, per consentire al Pubblico Ministero un immediato inquadramento della vicenda (referti medici, precedenti, denunce, annotazioni di servizio).

Problematiche emerse nell’attuazione
della disciplina di cui alla L. n. 69/2019
Con l’introduzione del Codice Rosso, il numero delle comunicazioni delle notizie di reato è cresciuto significativamente, determinando da un lato un ingente aumento dei procedimenti specializzati, dall’altro un allungamento dei tempi di trattazione di tali procedimenti e si è posta una questione di sostenibilità del carico di attività del Dipartimento specializzato della Procura di Milano.  Inoltre, com’è noto, dal combinato disposto degli artt. 408 c.p.p., 411 c.p.p. e 415- bis c.p.p., gli avvisi di conclusione indagine (quando si procede per i reati di cui agli articoli 572 e 612 bis del codice penale) e le richieste di archiviazione nei casi di violenza alla persona (nell’interpretazione estensiva fornita dalla giurisprudenza della Suprema Corte che comprende anche la violenza morale) devono essere notificati anche alle persone offese.
Tale procedura – che pure caratterizza ogni ufficio del P.M. – acquisisce particolare rilievo nella materia dei “soggetti deboli” in quanto le notifiche sono molto più frequenti rispetto ai procedimenti ordinari o di altre materie specialistiche e, di fatto, coinvolgono quasi tutte le fattispecie di reato di competenza del Dipartimento “fasce deboli”. Si segnala che, per quanto riguarda i reati di pedopornografia, i casi di detenzione e produzione di materiale pedopornografico a carico di ignoti hanno avuto un sostanziale aumento, rispetto al periodo di riferimento precedente (giungendo quasi a raddoppiare, per quanto riguarda l’art. 600 quater c.p.), così come sono raddoppiate le denunce a carico di soggetti noti in relazione all’art. 600 bis c.p.. Si segnalano inoltre un considerevole aumento dei reati per violenza sessuale ex art. 609 bis c.p. a carico di ignoti ed il quasi raddoppiamento delle denunce a carico di ignoti per l’art. 609 octies c.p. Le violenze vengono perpetrate da persone sconosciute, spesso mediante la somministrazione occasionale alle vittime di benzodiazepine, approfittando di un momento di distrazione, solitamente in bar, discoteche e locali di ritrovo. L’uso di tali sostanze, somministrate solitamente a giovani donne, ma, di recente, anche a giovani uomini, rende le vittime incapaci e confuse, in balia di sconosciuti di cui, nei pochi momenti di lucidità, ricordano gli abusi. Diminuite, invece, le denunce per atti persecutori ex art. 612 bis c.p. (con 400 denunce in meno a carico di noti e 130 a carico di ignoti) e l’accertata diminuzione fino alla metà dei casi di lesioni personali commesse da soggetti noti ex art. 582 c.p.

Altre Procure del Distretto
Anche le altre Procure del distretto si sono adeguatamente organizzate per rispondere alle esigenze investigative nello specifico settore. Alla Procura di Monza ad esempio il nuovo Progetto organizzativo dell’Ufficio adottato nel marzo del corrente anno prevede un organico di ben 7 sostituti su 16 nel c.d. Settore 3 “soggetti deboli, violenza domestica familiare e di genere”. La stessa Procura dedica da tempo molte energie alla trattazione veloce di questi fenomeni attraverso disposizioni interne che prevedono l’iscrizione urgente di tutte le C.N.R. di questo settore, che giungono all’attenzione dei magistrati assegnatari entro 24 ore, nonché attraverso direttive alle forze dell’ordine sulla gestione di questi reati.
Con riferimento alle criticità in relazione all’applicazione della nuova normativa purtroppo il Procuratore di Monza ricorda come, ancora una volta, assistiamo ad un intervento normativo che, limitandosi ad imporre termini ristrettissimi per la trattazione, nulla aggiunge in termini di risorse disponibili. I sostituti che si occupano delle violenze domestiche, sessuali e sui minori, settori questi ultimi anch’essi talvolta interessati da intercettazioni, sono costantemente pressati dalle urgenze, dall’impegno negli incidenti probatori e dalla necessità, una volta concluse le indagini, di chiedere ed ottenere misure cautelari dirette ad impedire la prosecuzione o l’aggravamento dei comportamenti illeciti, con la costante preoccupazione che anche un sol giorno di ritardo possa cagionare alle vittime danni irreversibili. Si ricorda che non ha avuto seguito la richiesta di implementazione degli organici delle sezioni di P.G. in modo da adeguarle almeno al minimo stabilito per legge là dove, come a Monza, l’organico non è adeguato al numero dei magistrati. Anche gli uffici circondariali partecipano, insieme ad altre istituzioni, a vari progetti di sensibilizzazione nei confronti del fenomeno nonché di divulgazione delle modalità concrete di denuncia e delle possibilità di intervento. Persino nella più piccola e periferica Procura del distretto, Sondrio, risulta essere stata adottata una buona organizzazione interna con altrettanto efficiente rete di rapporti esterni. A questo proposito ricorda il Procuratore che è stata avvertita anche l’esigenza di un protocollo sanitario per le violenze sessuali finora inoperante in Valtellina dove per ogni reato occorreva rivolgersi al Centro Anti violenze di Milano.
Quanto alla problematica della gestione delle indagini e dell’eventuale applicazione di misure cautelari o misure di sicurezza nei confronti di soggetti indagati che presentino problematiche dal punto di vista psichico, è stato sottoscritto nel maggio 2017 uno specifico protocollo d’intesa tra Procura di Sondrio, Tribunale, ATS e ASST locali, Dipartimento di salute mentale e con le forze di polizia giudiziaria operanti sul territorio. Nel mese di febbraio del 2021 è stato organizzato e tenuto da due magistrati della Procura di Sondrio un corso teorico pratico articolato su 4 ore giornaliere di aggiornamento e formazione di tutto il personale di PG che si occupa dei reati in materia.

E. REATI CONCERNENTI
GLI INFORTUNI SUL LAVORO
Presso la Procura di Milano la maggior parte delle iscrizioni per lesioni e omicidi colposi riguardano la sicurezza sul lavoro e solo in percentuale minore il fenomeno della c.d. malpractice. Il tema si presenta di estrema rilevanza nella sua drammaticità. La ripresa dell’economia dopo la sospensione determinata dalla pandemia Covid-19, fortemente corroborata dagli incentivi governativi offerti, ha determinato, con un prevedibile quanto desolante automatismo, un aumento degli infortuni, soprattutto nei cantieri edili. L’esame dei casi ha fatto emergere un quadro di approssimazione formativa, quando non totalmente assente, delle manovalanze.
Scarsi controlli hanno incentivato il sorgere di imprese solo formalmente idonee alla gestione dell’attività. A ciò si aggiunga che la scarsità delle strutture disponibili per l’attività edilizia, in particolar modo i ponteggi, divenuti merce introvabile, ha fatto sì che si faccia ampio ricorso a cooperative di servizi spesso di grande opacità. Sempre presso il dipartimento specializzato della Procura di Milano ampio spazio viene dato alla materia contravvenzionale relativa alla sicurezza sul lavoro per cui vengono iscritti circa un migliaio di fascicoli l’anno i cui aspetti più problematici sono rappresentati dalla necessaria e continua relazione con organi esterni con capacità ispettive (ATS, ARPA, Vigili del Fuoco, etc.) con ciascuno dei quali è stato necessario sottoscrivere specifici protocolli. In quest’ambito si sviluppa la maggior potenzialità preventiva in ordine al rischio infortunistico.
Analoga tendenza in aumento presso le altre Procure del distretto; a Como ad esempio risultano sopravvenuti 518 procedimenti a carico di noti in materia infortunistica contro i 459 nel periodo precedente, 204 procedimenti a carico di ignoti a fronte dei 203 del periodo precedente. Alla Procura di Pavia sono pervenuti 595 nuovi procedimenti contro i 424 dell’anno precedente. La sola Procura di Monza segnala nel periodo preso in considerazione una diminuzione del 18% delle lesioni colpose da infortunio sul lavoro, dato purtroppo superato dal raddoppio degli infortuni mortali (da 2 a 4); vista l’elevata industrializzazione del territorio di competenza, è necessaria una costante attenzione da parte degli inquirenti.

1 La mappa dei delitti commessi e denunciati è fornita dal dipartimento di Pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno.

 
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