La presenza femminile sale nelle società e nel terziario, ma sono necessarie consistenti riforme per favorire il raggiungimento di posizioni di vertice
a cura di Sara Cappelletti
Al tradizionale evento milanese tenutosi il 6 marzo 2017 nella cornice di Palazzo delle Stelline, Progetto Donne e Futuro è tornato ad affrontare le varie tematiche dell’universo femminile, tra cui, primo fra tutti, il ruolo delle donne nelle Corporate Governance aziendali.
Sotto questo profilo, è imprescindibile una riflessione in merito al progressivo cambiamento degli organi di vertice delle società quotate e delle partecipate pubbliche a seguito dell’entrata in vigore, della Legge 120/2011, nota come Legge “Golfo-Mosca”. Grazie a questa riforma, negli ultimi anni si è assistito ad un notevole incremento del numero di donne nelle posizioni apicali delle predette società, passando da una presenza femminile stimata intorno al 7% (ante riforma) all’attuale 30%.
Un dato certamente positivo che, tuttavia, non può dirsi del tutto soddisfacente, poiché cela un aspetto non entusiasmante e sul quale sarà necessario concentrarsi nei prossimi anni. Infatti, è stato riscontrato che all’oggettiva crescita quantitativa del numero delle donne che siedono ai vertici aziendali non corrisponde un equivalente incremento qualitativo. Rari sono i casi in cui alle donne siano di fatto attribuiti incarichi esecutivi, essendo le stesse principalmente consiglieri indipendenti.
Le medesime riflessioni valgano anche per le società partecipate pubbliche, altre grandi “protagoniste” della Legge “Golfo-Mosca”, sebbene con alcune precisazioni.
Ad oggi, infatti, le donne rappresentano quasi il 29% dei componenti degli organi collegiali di amministrazione e controllo delle partecipate pubbliche presenti sul territorio italiano, seppur diversamente distribuite tra le varie aree territoriali (Nord, Centro e Sud), nonché all’interno delle Regioni. Sono risultati non ancora soddisfacenti, tanto che, il 15 febbraio scorso, sono stati siglati cinque protocolli d’intesa tra il Dipartimento delle Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e cinque Ordini Professionali (Avvocati, Ingegneri, Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, Consulenti del Lavoro e Confprofessioni) per promuovere “ProRetePA” (“Professioniste in Rete per la Pubblica Amministrazione”).
Si tratta di un progetto volto alla creazione di una banca dati di professioniste, finalizzata a divenire il luogo di incontro tra la domanda e l’offerta delle professionalità femminili, le quali dunque verrebbero scelte per l’inserimento in posizioni di vertice delle partecipate pubbliche secondo metodi semplici e trasparenti.
All’evento di Progetto Donne e Futuro, inoltre, è stato introddotto anche un nuovo tema, quello della presenza femminile nel cosiddetto Terzo Settore, che riveste un ruolo fondamentale per l’economia del Paese.
In particolare, all’interno delle associazioni di volontariato è molto forte la presenza femminile, considerato che ad oggi vi operano il 45% delle donne, le quali tra l’altro vantano anche un maggior livello di impegno (circa 18,5 ore settimanali) rispetto a quello degli uomini (circa 15,4 ore settimanali).
Inizialmente si è pensato che tali dati confermassero la tradizionale concezione che tende a ricollegare una maggior propensione alla cura e all’assistenza alla figura femminile. In realtà questa impostazione sembra piuttosto superata da ulteriori studi che hanno attestato invece una concreta concentrazione femminile in associazioni di volontariato operanti in ambiti non “tipicamente femminili”, come quelle a sfondo religioso o con orientamento civico (ad esempio volte alla tutela dei diritti).
Questo perché, oggi, il Terzo Settore viene percepito dalle donne, non più come una realtà legata esclusivamente alla cura e all’assistenza di altri individui, quanto piuttosto una soluzione per possibili risvolti professionali.
Ciò, d’altronde, viene ulteriormente confermato anche dalle Organizzazioni Non Governative, rientranti anche esse nel Terzo Settore, le quali vantano la presenza di risorse umane di entrambi i generi alquanto bilanciata, che si attesta intorno al 51% per le donne e al 49 % per gli uomini (addirittura a favore del mondo femminile!).
Nonostante la “vittoria” a livello quantitativo delle donne rispetto al mondo maschile, è bene tuttavia leggere tali dati unitamente a quelli relativi al profilo qualitativo, che invece evidenziano (anche in questo caso) un trend negativo per il mondo femminile. In particolare, con riguardo alle possibilità di carriera e agli incarichi di presidenza o di legale rappresentante all’interno delle O.N.G., solo il 38,2% e il 25,5% sono le donne che, rispettivamente, crescono professionalmente e assumono incarichi di dirigenza o di rappresentanza.
Possiamo, quindi, dedurre che anche nel Terzo Settore, nonostante la positività dei dati quantitativi, valgono le medesime considerazioni già rese per gli enti con scopo di lucro, quanto alla limitata presenza femminile nei ruoli decisionali o di vertice.
Anche in questo caso, dunque, sarà necessario che nei prossimi anni siano convogliate tutte le energie utili a superare tali limiti!