Cda, sostegno da tutti i partiti per una proroga della legge Golfo-Mosca


a cura di Cristina Rossello - foto Tornaghi

“È stato interessante scoprire sui social di questi giorni un significativo commento in accompagnamento alla richiesta di ritiro della proposta di legge Pillon: “settant’anni fa Simone de Beauvoir scrisse che sarebbe stata sufficiente una crisi politica, economica o religiosa per mettere in discussione i diritti delle donne ed eccoci qui”.
Altrettanto significativamente sul Sole 24 Ore di pochi giorni fa, la professoressa Stefania Bariatti ha commentato: “sembra strano che si debba parlare di queste cose ancora nel 2019, a più di 70 anni dalla Costituzione” facendo un esplicito riferimento agli art. 3 e 37.
Bisogna peraltro riconoscere che, nonostante molteplici proposte di legge o di interventi legislativi a tutela o incentivo per il genere meno rappresentato e meno tutelato nel nostro apparato economico-sociale, non sono pochi i progetti lanciati e poi arenatisi o che, pur avendo seguito il loro normale iter fino alla conclusione positiva, non hanno trovato uno sbocco concreto e una definita realizzazione, come spesso brillantemente stigmatizzato dalla giornalista Monica d’Ascenzo.
Lentezza procedurale, distonia tra posizioni politiche differenti, insensibilità (o mancanza di cultura) della maggioranza parlamentare alla percezione del bisogno di protezione del genere oggettivamente più bisognoso sono state le tre principali cause di impedimento al legislatore di raggiungere l’alto e civile obiettivo della tutela e dell’incentivo che devono essere riservati alle donne, come acutamente rilevato nelle sue indagini dalla nota statistica Linda Laura Sabbadini.
Attualmente una particolare congiuntura politica, determinata dalla crisi che attraversa l’Italia, ha creato un sottile filo conduttore fra non pochi parlamentari evoluti che hanno avvertito il pericolo di una particolare recrudescenza maschilista e la necessità di una maggior tutela delle donne, specie sotto il profilo della sicurezza, del lavoro e della maternità.
Un clima più sensibile e più colto che è stato anche aiutato e ispirato da importanti articoli sul tema, ricordo per tutti quelli della firma del Corriere della Sera e scrittrice Maria Silvia Sacchi.
Maggiore attenzione e solidarietà che hanno indubbiamente agevolato il clima per una pronta e importante adesione alla mia proposta di rinnovo della Legge Golfo-Mosca contro le discriminazioni di genere negli organi di governo delle società quotate: non c’è un parlamentare cui mi sono rivolta che abbia avuto esitazione. Li voglio quindi pubblicare in questo servizio con me. I firmatari che hanno consentito l’iniziativa così generosamente commentata dalla stampa meritano di condividerne il successo avendovi aderito convintamente e a prescindere dal loro gruppo politico di appartenenza. Facendolo, uso le parole della professoressa Veronica de Romanis stanno permettendo di consentire un percorso virtuoso dell’emancipazione anche nella governance societaria italiana con una risposta trasversale di tutto l’arco costituzionale del Paese.” (vedi articoloCR - DDL Pillon a pag. 34)

La legge n. 120/2011 è stata presentata e approvata per far fronte alla consistente discriminazione nei confronti delle donne nei consigli di amministrazione delle aziende, riflesso della discriminazione complessiva nella nostra società.

Gli effetti oltre che quintuplicati. Nel 2010 le donne rappresentavano solo il 6 per cento dei componenti dei consigli di amministrazione delle società quotate, uno dei tre peggiori dati di tutti i Paesi membri dell’Unione Europea. Nel 2018, grazie alla legge, la percentuale è aumentata al 33,5 per cento con punte di periodo al 37 per cento.
Gli «apporti» in concreto. L’ingresso delle nuove amministratrici, oltre che rispondere ad un principio basilare di equità di genere, ha contribuito a modificare altre caratteristiche dei cda, riducendo l’età media, aumentando il livello medio di istruzione, la diversità in termini di età e il background professionale. L’esperimento del periodo dei «tre» mandati. L’orizzonte temporale fu proposto per esplorare l’azione positiva di un cambiamento culturale. Il cambiamento c’è stato, ma il percorso non è ancora sufficiente, nonostante il trend positivo.

La proposta è un’istanza precisa. Questa proposta di rinnovo della legge è la riposta ad una precisa richiesta di un gruppo di studio di protagoniste dell’economica italiana che da luglio ad oggi si sono riunite e hanno studiato i diversi interventi per rafforzare il cammino intrapreso.
Si tratta di un centinaio di membri top della governance societaria radunati a tavoli di lavoro da Maurizia Iachino presidente del gruppo Fuori Quota. Sentendo la responsabilità di una situazione problematica all’orizzonte e avvertito lo scenario di arretratezza che si sta profilando con il rischio di decadenza del periodo di vigenza della legge Golfo- Mosca, il gruppo si è suddiviso per lavorare e agire su tre fronti:
- Introduzione nel codice autodisciplina (Maurizia Iachino, Patrizia Grieco, Maria Pierdicchi, Laura Cioli, Roberta Marracini, Cristina Rossello) e policy di genere (Annamaria Tarantola, Barbara Poggiali, Patrizia Giangualano, Cristina Rossello);
- Adeguamento idonee clausole statutarie (a cura di Stefania Bariatti, Sabrina Bruno, Lucia Calvosa, Annachiara Svelto, Alessandra Stabilini, Luitgard Spogler, Cristina Rossello);
- Proposta di proroga della legge con prima firmataria Cristina Rossello onorevole FI.
Il ruolo del Legislatore ai fini della «proroga». L’ipotesi della proroga si è orientata anche sulla possibilità di proporre un prolungamento della durata delle disposizioni della legge n. 120/2011. Pur concordando sul fatto che le cosiddette azioni positive non possano avere natura definitiva in questo caso il legislatore è stato chiamato a valutare se il tempo concesso fosse proporzionato e congruo allo scopo perseguito e in rapporto al contesto sociale, politico e culturale di partenza, pena l’inefficacia (in termini di capillarità e stabilità) degli sforzi finora compiuti. Il tempo dei tre mandati non è apparso sufficiente. Abbiamo bisogno di più tempo. Un tempo congruo per far sì che lo scopo di questa legge sia raggiunto appieno e il cambio culturale diventi un principio naturale. Donde la richiesta di rinnovo con una proposta di tre mandati. È ora all’esame della Commissione Affari Costituzionali questo provvedimento e su questo punto si innesta il più alto compito del legislatore, che deve prospettare possibilità, valutando la proiezione di una legge per il miglioramento sociale. L’intervento legislativo dovrebbe uscire dalla Commissione a breve…attentamente monitorato da Maria Cantarini (Ufficio Legislativo Forza Italia).
Un progetto trasversale. Il progetto mira al rispetto della massima adesione nell’ottica della più prestigiosa condivisione trasversale secondo lo spirito delle due firmatarie originarie, Lella Golfo e Alessia Mosca. L’intenzione di proseguire il percorso così intrapreso è stata commentata con grande favore dalla statistica sociale Linda Laura Sabbadini “Sostengo con forza il disegno di legge per il rinnovo della Golfo Mosca per due motivi fondamentali: primo, gli effetti della legge sono molto positivi in termini quantitativi. Siamo passati dal 5% al 37% di donne nei cda. Secondo, gli effetti sono positivi anche qualitativamente, il livello dei curricula delle donne è elevato e ha rappresentato una spinta al miglioramento anche di quello degli uomini. Ritengo che l’alleanza trasversale delle donne sia un bene prezioso per far marciare i diritti delle donne. Ce lo ha insegnato la nostra storia. Che sia la prima di una lunga serie di iniziative per l’avanzamento delle donne”.

Continuità con le disposizioni europee. La proroga si pone in continuità con le disposizioni contenute nella Direttiva 2014/95/UE in materia di trasparenza sulle informazioni non finanziarie e sulla diversità, recepita nel nostro ordinamento dal Decreto n. 254 del 30 dicembre 2016. Alessia Mosca si è soffermata su alcuni passaggi laddove si afferma che “la diversità di competenze e di punti di vista dei membri degli organi di amministrazione, gestione e sorveglianza delle imprese favorisce una buona comprensione dell’organizzazione della società interessata e delle sue attività. Consente ai membri di detti organi di contestare in modo costruttivo le decisioni adottate dagli esecutivi e di essere più aperti alle idee innovative, lottando così contro l’omologazione delle opinioni dei membri”.

Anche Lara Comi da Bruxelles si è voluta esprimere a favore di questa proroga. “Un’iniziativa che ha il mio forte e convinto supporto: la legge Golfo-Mosca sulla parità di accesso agli organi di amministrazione e controllo delle società quotate ha ampiamente dimostrato la sua utilità, al fine di innescare un cambio culturale nell’ottica di una maggiore presenza femminile nei ruoli di vertice e di un maggior riconoscimento dei meriti e delle capacità delle donne all’interno del mondo economico, pertanto è giusto che venga mantenuta in essere, almeno fino a quando tale cambiamento culturale non si sarà consolidato”.

Alienamento della disciplina per le società quotate con il T.U. delle società a partecipazione pubblica. In seguito alla cessazione delle disposizioni della legge n. 120/2011 le società a partecipazione pubblica sarebbero comunque soggette all’obbligo di rispettare il principio di equilibrio di genere, almeno nella misura di un terzo, così come sancito dal Testo Unico in materia di società a partecipazione pubblica (decreto legislativo n. 175/2016, art. 11). Questo comporterebbe una differenziazione tra società quotate e società a partecipazione pubblica non giustificabile giuridicamente in quanto entrambe, di dimensioni rilevanti, dovrebbero essere il riflesso dei principi democratici, di uguaglianza, giustizia sociale ed espressione della composizione della società in generale, in tutta la sua varietà.
L’intervento dei parlamentari. In apertura dei lavori di presentazione della proposta si è voluto rivolgere un ringraziamento sincero alla capogruppo di FI Maria Stella Gelmini resasi subito disponibile con generosità a sostenere la proposta. Tecnicamente l’apposizione della sua firma avalla la linea convinta e ufficiale del progetto da parte del gruppo. Grazie al concreto apporto, poi, del vicepresidente del gruppo di FI Roberto Occhiuto ha potuto perseguire l’idea di abbracciare un progetto trasversale con la condivisione di tutto l’arco costituzionale e attivarmi con lui per i contatti con gli altri Gruppi Parlamentari.

Il capogruppo del PD Graziano Delrio cofirmatario convinto ha dichiarato: “Si tratta di far camminare sempre più speditamente la parità di genere proseguendo sulla scia dei risultati ottenuti dalla legge del 2011 i cui effetti, appunto, potrebbero concludersi. Non credo ci debbano essere distinguo su temi tanto centrali per la nostra società e, anzi, occorre ingaggiare una battaglia sempre più convinta e condivisa in parlamento e nel Paese”.

Un altro momento di sincero apprezzamento in occasione della presentazione della proposta c’è stato quando ha preso la parola Piercarlo Padoan al quale è andato il tributo delle presenti per la messa in pratica effettiva delle nomine a suo tempo fatte quando è stato ministro, nel rispetto totale della legge, che ha commentato “La legge ha dimostrato che basta cambiare piccole cose per innescare fenomeni inaspettati: è un segno importante, a conferma di come le risorse del Paese siano a volte trascurate. È evidente che i Paesi in cui le donne partecipano all’economia vanno meglio sotto tutti gli indicatori”.
Al momento della conferenza e ancor prima della diffusione della notizia sono stati cofirmatari: Cristina Rossello, Mariastella Gelmini, Roberto Occhiuto, Graziano Del-
rio, Mara Carfagna, Silvana Comaroli, Guido Crosetto, Laura Boldrini, Alessandro Colucci, Emanuela Rossini, Renato Brunetta, Piercarlo Padoan, Andrea Mandelli, Marco Marin, Pasquale Cannatelli, Carlo Fatuzzo, Giuseppina Versace, Annalisa Baroni, Graziano Musella, Alessandro Sorte, Stefano Benigni, Paolo Zangrillo, Claudia Porchietto, Roberto Rosso, Giusi Bartolozzi, Matilde Siracusano, Francesco Cannizzaro, Patrizia Marrocco, Simona Vietina, Benedetta Fiorini, Mauro D’Attis, Claudio Pedrazzini, Sestino Giacomoni, Luca Squeri, Antonio Palmieri, Maria Tripodi, Paolo Barelli, Cosimo Sibilia, Raffaele Nevi, Valentina Aprea, Elio Vito, Manuela Gagliardi, Gloria Saccani, Giusy Occhionero, Stefania Prestigiacomo, Daniela Ruffino, Guido Pettarin, Angela Ianaro, Roberto Bagnasco.
Chiudendo i lavori di presentazione della proposta di rinnovo, la Vice Presidente della Camera Mara Carfagna, dopo i toccanti interventi di una commossa Lella Golfo e un’emozionata Alessia Mosca che hanno ripercorso i tempi e le fasi della legge e commentato l’attualità della stessa, ha fatto un bilancio dell’iniziativa (che non dovrà rimanere isolata ma spunto di molte iniziative) e ha dichiarato “bisogna sfondare tetti di cristallo, perché ogni volta che una donna sfonda un tetto di cristallo, si spalanca una finestra per un’altra donna”.

La sala stampa del Parlamento ha radunato una simbolica rappresentanza delle big delle principali società italiane intervenute alla conferenza stampa non solo a sostegno ma protagoniste dell’iniziativa. Tra tutti, sono intervenuti: Stefania Bariatti, Magda Bianco, Cristina Bicciocchi, Ilaria Branca, Sabrina Bruno, Roberta Casali, Anna Castelli, Marina Anita Cima, Camilla Visani Cionini, Giuliana Coccia, Irma Conti, Michela Corigliano, Angela Cossellu, Diamante D’Alessio, Katia Da Ros, Giuseppina De Cicco, Rosa Oliva De Concilis, Monica De Paoli, Manuela Galbiati, Virginia Ghisani, Maurizia Iachino, Eufemia Ippolito, Angela Lupo, Stefania Mancino, Maria Latella, Marina Abbate, Paola Mascaro, Marina Migliorato, Linda Miante, Caterina Miscia, Barbara Morgante, Pa-
tricia Navarra, Anto-nella Clementi Negri, Michela Pagliara, Ales-sandra Perazzelli, Elsa Pili, Sabina Ratti, Melania Rizzoli, Eleonora Rossello, Patrizia Rutigliano, Linda Laura Sabbadini, Maria Silvia Sacchi, Luitgard Spogler, Luisa Todini, Federica Troya, Maria Serena Vescia, Daniela Versace, Paola Zirilli.

L’iniziativa è stata particolarmente applaudita in occasione del “90esimo della Fidapa in Milano” presieduta da Luisa Monini Brunelli (nella foto qui sopra). La Past President nazionale Eufemia Ippolito, nell’esprimere il suo apprezzamento, “ per la proposta di  proroga della legge sulle quote di genere nelle società quotate e controllate pubbliche”, ricorda le attività per Fidapa in questi anni con la formazione di tante giovani per i consigli di amministrazione.

Moltissimi i messaggi e i saluti pervenuti di chi non è riuscita ad arrivare, ma che ha seguito l’evento in streaming.

 

DDL Pillon


Se c’è una proposta di legge che ha trovato subito una granitica opposizione, ancor prima di entrare in aula, questa è il disegno depositato nella Commissione Giustizia del Senato dal Senatore leghista Pillon.
Anticipata da una comunicazione suggestiva, la proposta Pillon si è invero tradotta in una corale delusione.
Il titolo sfidante e attuale prometteva un rimedio alle distorsioni della giurisprudenza per il c.d. effetto “padri poveri” e una nuova proposta di bi-genitorialità ma si è ridotto ad una mancata promessa. In estate i primi commenti critici ora basta consultare la tanto esaminata rete sui social ora la viva indignazione per il mancato ritiro della proposta per almeno 20 buone ragioni:
1. non si legge l’interesse del minore ma la raccolta di istanze economiche genitoriali
2. abrogazione della regolazione economica del mantenimento: eliminazione dell’assegno
3. più impervia la strada della separazione prima e del divorzio poi
4. posizioni assiomatiche per una materia fatta invece di storie l’una diversa dall’altra, dove la sensibilità del giudice è e deve rimanere punto di fiducia per garantire l’interesse del minore
5. rigidità impensabile per la spartizione aritmetica dell’esercizio del tempo di affidamento
6. colpo di spugna sulla “situazione reale nella quale vivono i minori” e sulla loro “storia familiare” formatasi in giurisprudenza
7. modello decisionale che annichilisce i singoli bisogni emotivi e sociali dei minori
8. lontananza di Pillon dal mondo reale sulle condizioni economico sociali del Paese
9. inconciliabilità economica di due case, due imu, doppie bollette nella situazione economica generale del Paese e nelle fasce dei separati
10. previsione di una vita del minore in ambienti disomogenei o addirittura completamente diversi, perché frutto delle possibilità di uno e dell’altro genitore con conseguenze di destabilizzazione, disorientamento e prostrazione
11. mancanza dei minimi essenziali principi di tutela del minore nel caso imposto di permanenza presso un padre o una madre pregiudizievoli per il minore
12. complicazione a livello amministrativo della doppia residenza anagrafica e delle doppie comunicazioni amministrative, notifiche scolastiche e della salute
13. avversione dei progressisti più accesi di un progetto arcaico, superato e arretrato culturalmente
14. lessico rivelatore di un serpeggiante maschilismo
15. obbligatorietà della mediazione per almeno tre incontri
16. inadeguatezza di figure di mediatori in realtà non ancora formate al riguardo
17. creazione di costi a carico della parte debole che si tradurrebbe in beneficio dei centri di mediazione privati
18. permanenza del difetto applicativo della legge sull’affido condiviso con eccesso di delega al CTU (psicologi o psichiatri, spesso nominati non solo per la descrizione clinica delle vicende, ma per trovare soluzioni sul regime di affidamento, sul collocamento e sui ritmi di vita del minore)
19. ingerenza inaccettabile sulla potestà genitoriale con affidi a case strutture se dissidi tra genitori
20. effetto boomerang per il bambino tolto all’affidatario (solitamente la madre) e assegnato a strutture nelle quali la bi-genitorialità venga favorita.

Ci sembrano questi motivi necessari per introdurre una proposta di legge sulla famiglia più a largo respiro, escludendo l’ipotesi iniziale Pillon che, a parole, non trova condivisione neppure con le colleghe che appartengono ai Gruppi al Governo.
Vedremo però nei fatti cosa accadrà al momento di votarlo.
Resta il fatto che a livello dei Gruppi di maggioranza (come al Governo) c’è scarsa rappresentatività femminile e lo si vede dai provvedimenti che l’esecutivo e le maggioranze adottano e da come li adottano.
L’ultima prova è data dalla Legge di bilancio che dimentica le donne che lavorano e trascura le madri e i padri.
Come già accaduto per le pensionate la Lega gira ancora una volta inspiegabilmente le spalle alle donne. Eppure nel suo elettorato esse sono una componente di non poco rilievo. Soprattutto le giovani madri senza grandi possibilità.
La nostra libertà si spegnerà se non la eserciteremo all’interno di un quadro morale, un corpo di credenze condivise, un retaggio spirituale trasmesso attraverso famiglia, scuola, religione, società, lavoro.
In questi mesi non abbiamo visto provvedimenti governativi o dei Gruppi della maggioranza concretamente a favore delle categorie più fragili: né per i bambini, né per le donne, né per gli anziani ... solo procedimenti sottrattivi nei loro confronti. E a favore dell’ipotetico fondo del reddito di cittadinanza. Non ce ne capacitiamo e continueremo ad eccepirlo finché non verrà cambiato registro.

 
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