L’attrazione in Italia degli sportivi professionisti

a cura della Dottoressa Carlotta Marzorati - foto TornaghiPhoto

Il 18 febbraio 2020 si è tenuto il convegno organizzato da Mediobanca «Il fenomeno dell’attrazione in Italia degli sportivi professionisti: normative di carattere fiscale, civilistico e sportivo».Ospite d’onore perché tra i massimi esperti del settore, l’Avv. On. Cristina Rossello, patrimonialista, esperta consulente per la tutela dei patrimoni sportivi; dal 1997 al 2007 Responsabile dell’ufficio legale e Consulente del Presidente per le alte  strategie  della Lega Calcio; Vice- Commissario nomina CONI della Federazione Italiana Sport Invernali nel 2011. Con una prima disamina dell’interesse che si sta creando nell’ambito del mondo degli sportivi, si rileva che dall’inizio dell’anno con il “Decreto Crescita 2019” l’Italia è diventata un’«oasi fiscale» inserendo un regime ad hoc per gli sportivi professionisti, allenatori e altre categorie cd. “capitale umano” incentivati a trasferire la residenza fiscale, per non meno di due anni nel nostro Paese.
L’Avvocato Rossello afferma che i leggendari patrimoni dei big dello sport rappresentano una tematica complessa e riservata a chi gravita in quel mondo, pertanto la capacità di gestire la “transizione” durante ogni fase della carriera degli sportivi è presupposto di base che connota e distingue la qualità del professionista a cui gli sportivi si affidano. I professionisti che operano in questo ambito devono avere un ruolo di cura del patrimonio dell’atleta, non solo nell’immediato della carriera sportiva, ma devono operare con continuità in tutte le fasi della stessa al fine di evitare l’esaurimento e sperpero di tale patrimonio.
Quando gli esperti si approcciano al patrimonio dell’atleta devono analizzare vari aspetti ordinari tra cui: Status quo, evoluzione normativa, efficientamento, rapido adeguamento, obiettivi, caratteristiche, rendimento e monitoraggio dei rischi.
Normalmente l’imprevisto e la probabilità non sono considerati sotto il profilo patrimoniale, aspetti che invece hanno grande rilievo come il cambiamento di vita degli atleti. Il fattore crisi non viene mai considerato, se la squadra ha un momento di crisi si può riflettere a vario titolo sull’atleta, bisogna quindi calcolare che l’apporto e la massa devono avere diverse destinazioni di tutela per eventuali aspetti di questo tipo.
Si rileva la complessità nel gestire tutti questi aspetti insieme alla profilatura dell’inesperienza, della mancanza di competenza finanziaria, del fatto che l’atleta non ha tolleranza al rischio e che vuole avere subito un rendimento immediato.
La gestione del patrimonio individuale e famigliare è sicuramente importante. La famiglia di origine dello sportivo è normalmente la prima “figura” a cui vengono destinati i primi guadagni e talvolta sono anche i soggetti che gestiscono il patrimonio insieme al procuratore.
L’atleta e le principali figure operanti nell’ambito sportivo generano sempre patrimonio nei loro rapporti con le società (l’attività ha come focus la prestazione sportiva e relativa contrattualistica) gli agenti, gli sponsor, gli organi delle federazioni e delle istituzioni sportive, organi di giustizia sportiva, Authorities che regolano le transazioni finanziarie e gli assetti patrimoniali, monitorando il rispetto della disciplina (ad esempio antiriciclaggio) ed infine i fornitori a vario titolo fuori dal mondo sportivo ma «satellitari» ad esso e alle attività messe in pratica dallo stesso.
Vi sono pertanto diritti e doveri che si intersecano e che producono o che determinano incrementi o decrementi del patrimonio, la soluzione che propongono i professionisti a cui lo sportivo si affida riguarda una gestione patrimoniale rappresentata tendenzialmente da una ruota della fortuna che deve essere sempre fatta e studiata per la persona di cui si occupano.
L’obiettivo è preservare la ricchezza nel tempo, individuare le modalità più efficienti per un’idonea pianificazione patrimoniale nonché per definire una strategia individuale/familiare di lungo periodo, fissando anche un “budget di rischio” finanziario massimo per l’atleta e le sue generazioni a venire, sempre in ottica di efficienza e di massimizzazione della performance, allora occorre un modello organizzativo e di gestione ottimale che non può nascere dall’improvvisazione ma sia sempre tracciabile e incrementabile, a patto che sia contestualizzato da esperienze tecniche e professionali di rara e consolidata eccellenza.

 

Il Wealth Management

a cura della Dottoressa Carlotta Marzorati

Il 18 febbraio 2020, al Palazzo delle Stelline di Milano, a PFEXPO 2020 - importante incontro di studio, di aggiornamento e di approfondimento dedicato per consulenti finanziari, articolato su tre temi principali: sostenibilità, innovazione tecnologia e wealtharchitecture. Più di 800 partecipanti e oltre 60 autorevoli speaker tra cui la Prof. Mariarosaria Taddeo, Joe Colombano, Luisella Giani e l’Avv. On. Cristina Rossello. Il panel più importante della giornata è stato dedicato al “wealth management” per capire l’evoluzione della consulenza nella gestione dei grandi patrimoni.
L’Avv. Cristina Rossello, esperta Patrimonialista, ha messo a disposizione la sua grande esperienza fornendo gli strumenti per diventare consulenti a 360 gradi interpretando le esigenze dei clienti, sugli aspetti non solo patrimoniali, ma anche immobiliari e successori.
I rapporti patrimoniali familiari costituiscono il primo pilastro della wealtharchitecture, da tali rapporti derivano fortune e disfatte dei protagonisti del capitalismo. Alcune famiglie hanno infatti avuto fortuna nel mondo del capitalismo proprio grazie a politiche matrimoniali. La mediazione che deve apportare un professionista, quando si approccia al patrimonio, deve partire quindi dal concetto di rapporto patrimoniale e famigliare.
Facendo riferimento all’excursus dei principali interventi legislativi successivi all’adozione del codice civile, si può facilmente rilevare come l’istituzione famigliare sia rimasta per un trentennio un istituto intoccabile, fino quando si è giunti alla prima Riforma del diritto di famiglia, avvenuta nel 1975. Poi, nell’ultimo quarantennio, si è assistito ad un «puzzle» di normative/risposte meramente «regolatorie» del sistema famigliare.
Il grande mutamento legislativo del sistema «Famiglia» basato sul «matrimonio» è rappresentato dalla legge Cirinnà che introduce l’«Unione civile» e la «Convivenza di fatto» come istituti che non sono matrimonio.
Il sistema «Unioni civili» ha analogie con il sistema «Matrimonio», ma l’Unione civile nel sistema «Famiglia» non è matrimonio e questo lo si vede bene per le questioni patrimoniali.
Il regime legale dei rapporti patrimoniali fra coniugi è e resta la «comunione dei beni» dal 1975 in poi. L’interregno fra il 20 settembre 1975 e il 31 dicembre 1978 per i matrimoni contratti ante-riforma ha creato situazioni successorie che, per esempio, in caso di capitalismo familiare, ha causato nell’ambito delle acque e delle catene alberghiere grandi conciliazioni stragiudiziali derivanti da dissidi fra stirpi. Le uniche attuali forme alternative legali per regolare un rapporto famigliare patrimoniale fra coniugi sono la separazione dei beni, la comunione convenzionale e il fondo patrimoniale. Questi istituti possono risultare talvolta trascurati pregiudicando facili risoluzioni nel caso in cui vi siano delle controversie. Quando vi sono situazioni coniugali critiche, i criteri legali di distribuzione della ricchezza acquisita dopo il matrimonio fra i coniugi sono regolati dall’istituto della separazione prima e del divorzio poi.
Dal 1990 al 2019 vi sono state diverse pronunce, sulla natura dell’assegno divorzile, che hanno cambiato tutta la disciplina patrimoniale con successivo allineamento della giurisprudenza e anche con previsione di correzioni normative da parte del legislatore. Un aspetto parallelo è rappresentato dall’impresa familiare dove si intrecciano vicendevolmente tre “sistemi sociali elementari”, strettamente interdipendenti ma con logiche e funzioni differenti: la famiglia, la proprietà e l’impresa.
La separazione personale dei coniugi non rientra tra le cause di cessazione dell’impresa familiare, la normativa a riguardo non è chiara ed è pertanto importante che i coniugi si organizzino prima, altrimenti viene meno il presupposto familiare rappresentato dalla comunione di vita, di affetti, il vincolo di solidarietà e la contribuzione reciproca. Un ulteriore aspetto del quale è doveroso essere consapevoli è quello della continuazione di stirpe. La transizione generazionale rappresenta un momento critico nella vita dell’impresa. Nella maggior parte dei casi vi è infatti un imprenditore/fondatore, unico responsabile dell’azienda, in capo al quale sono concentrate tutte le competenze e l’assunzione delle decisioni. Da ciò scaturisce il problema del passaggio di testimone dall’imprenditore/fondatore ad altri soggetti della famiglia. Non sempre è agevole per l’imprenditore individuare i continuatori dell’impresa con tranquillità. Le difficoltà sono a volte di carattere oggettivo, a volte di carattere morale.
È necessario avere un approccio volto alla pianificazione dei processi di transizione generazionale nelle imprese familiari per definire una vera e propria strategia successoria, con l’individuazione delle fasi che accompagneranno l’intero processo di trasferimento della proprietà e del potere decisionale.
Gli strumenti possono essere diversi. Ad esempio: la successione in vita, il patto di famiglia, le clausole societarie, la donazione che può avvenire già nell’interregno, prima del decesso, e quindi poi a mezzo testamento.
La conduzione e il controllo dei rapporti patrimoniali familiari presuppongono conoscenza della disciplina e pianificazione: fattori che spesso l’interessato non coltiva o sottovaluta.
Ci sono due componenti chiave per una pianificazione finanziaria di successo: che cosa facciamo e come ci sentiamo in conseguenza delle nostre azioni. La pianificazione finanziaria non è un evento, è un processo, ed è importante collaborare con un professionista della materia che miri al raggiungimento degli obiettivi e delle aspirazioni dell’individuo.
È pertanto questo uno dei casi di maggiore necessità di «professionisti di risposta» adeguati, preparati e consapevoli di tutti gli aspetti della materia.

 

Silver Economy e Legislazione dei servizi

Al Convegno del 17 febbraio tenutosi a Brescia dal titolo “MURI da Abbattere”

Il 17 febbraio 2020 si è svolto a Brescia, presso il Palazzo Loggia, il seminario “Disparità e Disuguaglianze: muri da abbattere” organizzato d’intesa con l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia nell’ambito del ciclo di incontri “Salute in Comune”. Hanno introdotto le relazioni Luisa Monini presidente Fondazione Brunelli medico e giornalista scientifico, Donatella Albini consigliere comunale delegato alla sanità, Comune di Brescia e Nicola Miglino, giornalista scientifico, vicepresidente UNAMSI, direttore responsabile di Nutrienti e Supplementi.it. Sono seguiti i contributi dei cinque relatori: Ottavio Di Stefano, presidente Ordine dei Medici ed Odontoiatri Provincia di Brescia ha parlato di medici, pazienti e disuguaglianze, Marco Trabucchi, professore ordinario di neuropsicofarmacologia Università di Roma Tor Vergata, direttore scientifico del Gruppo di ricerca geriatrica di Brescia ha affrontato il tema della vecchiaia tra azione e fragilità, Cristina Rossello, avvocato, manager e politica italiana è intervenuta sulla legislazione dei servizi e la Silver Economy, Francesco Restelli, presidente Ordine dei Farmacisti Provincia di Brescia ha trattato del ruolo socio-sanitario della nuova farmacia dei servizi ed infine Antonio Pedotti, professore ordinario Tecnologie biomediche Politecnico di Milano ha concluso con una relazione su biorobotica e intelligenza artificiale al servizio dei più fragili.
Riportiamo i contenuti della relazione dell’Avv. On. Cristina Rossello. La relatrice ha messo in luce come il punto di partenza di tutte queste analisi è costituito da un dato ineludibile: il trend demografico. Esso fa delineare “un nuovo assetto sociale, caratterizzato da un ruolo sempre più rilevante esercitato dagli anziani” aspetto con il quale tutti i settori della società civile sono destinati a confrontarsi. L’invecchiamento della popolazione è un dato di fatto: l’Italia è il Paese più anziano d’Europa ed il secondo a livello mondiale preceduto solo dal Giappone. Nel 2016 gli anziani rappresentavano il 21 della popolazione mondiale, il 19,5% in Europa e il 22,7 in Italia. Il 2018 è stato l’anno in cui per la prima volta in 160 anni, cioè dalla nascita dell’Italia unita, gli ultrasessantenni hanno superato numericamente i giovani che non hanno compiuto trent’anni. Sempre in Italia si stima che nel 2036 i cittadini senior saranno il 29% della popolazione, con oltre il 5% di ultraottantenni, e continueranno acrescere fino a raggiungere il 35,1% nel 2050 (contro una percentuale media del 29,8% riferita all’Europa). A livello territoriale, la regione più vecchia è la Liguria, mentre la più giovane è la Lombardia.
È in questo quadro che sta emergendo la cosiddetta “silver economy” (letteralmente l’“economia d’argento” come di colore argento sono i capelli dei “non più giovani”), che è un’economia stimolata, direttamente o indirettamente, dai bisogni e dai consumi dei senior “e comprende tutte le attività e i settori economici che coinvolgono o si rivolgono agli anziani”: i servizi socio-sanitari inclusa l’assistenza domiciliare, l’abitazione, l’alimentazione, lo svago e il turismo, la mobilità, i prodotti di consumo, la cultura e la formazione, l’occupazione e la finanza. Questi settori devono però considerare che quello che si troveranno di fronte sarà un “nuovo anziano” che “non si sente ancora vecchio”.
Un sondaggio dell’Osservatorio Senior ci svela che “la percezione della propria anzianità è sempre più decrescente”. Alla domanda “si sente anziano?” rivolta ai cittadini fra i 65 e i 74 anni il 37% ha risposto “poco” e il 43% “per nulla”; solo il 20% ha dato risposte varianti fra “molto” (il 2%) e “abbastanza” (il 18%).
Il profilo dell’italiano ultrasessantacinquenne che ci fornisce l’Istat è quello di una persona che vive in una casa di proprietà, ha mezzi e tempo a disposizione per aiutare anche economicamente i familiari (il 30% dei casi), ha una vita sociale più ricca e frequenta più spesso gli amici, fa sport (il 14,4% tra i 65 e i 74 anni), va in vacanza e si dedica sempre più ad attività di volontariato. I suoi consumi, se vive in coppia e senza figli, sono più alti della media italiana e sono relativi soprattutto a tutto ciò che riguarda la casa, la salute e l’alimentazione. E’ poi significativo che rispetto a dieci anni fa gli anziani spendano di più per Internet (utilizzato da quasi il 30% dei 64-74enni), per attività culturali (teatro, cinema e musei) e per la pratica sportiva. In altre parole, gli ultrasessantacinquenni spendono di più (nel 2016 circa 180 miliardi di Euro, equivalente al 25% della spesa annuale di tutte le famiglie italiane) e soprattutto sono consapevoli delle nuove opportunità offerte loro da uno stato di salute migliore.
Ecco un excursus sui diritti e tutele degli anziani. La Legge n. 104/1992 prevede: il diritto di assistenza: l’anziano con problemi di salute ha il diritto di essere assistito dai parenti, durante l’orario di lavoro di questi ultimi, che possono richiedere dei permessi per prestare assistenza urgente al malato oppure assisterlo in certi periodi della malattia, utilizzando dei permessi speciali. I familiari possono assentarsi dal lavoro per 3 giorni al mese oppure per due anni consecutivi; ciò, subordinatamente alla convivenza con l’anziano e che venga prestata assistenza continuativa. Il diritto all’anticipo pensionistico: i lavoratori che risultano invalidi oltre il 75%, a partire dalla data del riconoscimento, hanno diritto a 2 mesi annui di contributi figurativi aggiuntivi, per andare in pensione anticipatamente (con il limite massimo di 5 anni per l’anticipo). I lavoratori con invalidità superiore all’80% hanno diritto ad accedere alla pensione di vecchiaia anticipata. Le agevolazioni previste riguardano musei, cinema, teatri: i gestori di queste attrazioni generalmente prevedono sconti sul prezzo del biglietto d’ingresso, offerte o entrate gratuite.
Non esiste una normativa nazionale o locale che preveda la gratuità per questa categoria di cittadini. Supermercati: alcuni esercizi commerciali applicano una percentuale di sconto in alcuni giorni della settimana. Pagamento bollettini postali: riduzione da Euro 1,30 a 0,70 per gli anziani over 70. Detrazioni pensionati 2020: per i redditi non superiori a Euro 8.000,00, spetta una detrazione fino a Euro 1,880,00; per i redditi compresi tra Euro 8,001,00 e 15.000,00, la detrazione è di euro 1.297,00; per i redditi tra 15.001,00 e 55.000,01 la detrazione è pari a Euro 1,297,00 x [(55.000,00–reddito complessivo)/40.000,00]; oltre i 55.000,00 non spettano detrazioni; Riduzione canone telefonico Telecom per over75: è riservata una riduzione del 50% sul costo del canone per chi ha un reddito inferiore a Euro 6.713,94 e per i capifamiglia disoccupati, presentando richiesta alla Telecom o al CAF; Esenzione Canone RAI 2020 per over 75: è prevista per i redditi non superiori a Euro 8.000,00. La relatrice Avv. Rossello ha infine presentato uno studio di FTourism&Marketing sul “Silver Tourism”, dal quale emerge un incremento importante del numero di viaggiatori “over 55”. Essi rappresentano anche una delle fasce demografiche più attive nel mercato turistico, che richiede diverse tipologie di viaggio (crociere, luxury, benessere, ecc.). Alcune destinazioni europee (come Spagna e Francia) si stanno già rivolgendo a questo segmento comprendendone le potenzialità, ma la maggioranza dell’industria turistica ancora non riconosce, né sfrutta, l’opportunità commerciale che tale mercato presenta.
È allora importante descrivere il concetto di “Silver Tourism”. Con tale etichetta si intende «un segmento del mercato del turismo che riguarda tutti i turisti over 55 e che risponde ai bisogni specifici di questo target» (Fonte:STT&T). Tale segmento incrementerà il volume totale dei turisti più di ogni altra fascia di età, oltre a contribuire alla destagionalizzazione dei flussi turistici, in quanto i cosiddetti “Silver Tourist” viaggiano fuori stagione, grazie al fatto di essere in pensione. Tale aspettorende necessario un cambio di approccio da parte degli operatori turistici nei confronti di questo segmento. Ovvero, non bisogna più considerare il “Silver Tourism” come una nicchia, ma i Silver Tourist vanno visti come una parte integrante del turismo moderno, a cui destinare un’offerta basata sulla qualità, la sostenibilità, e, soprattutto, l’accessibilità.
Il Silver Turism, in realtà è un segmento di mercato ampio e complesso, che combina persone ancora in salute e in forma con altre più deboli. Queste ultime appartengono generalmente alla fascia più anziana del segmento (dai 75 anni in poi), che richiede maggiore supporto ed assistenza per superare ostacoli fisici e non solo e a cui l’intera filiera turistica dovrà rispondere in modo positivo.
Nonostante non sia facile generalizzare, vista la disomogeneità del segmento, si possono trovare dei prodotti comunemente domandati dei viaggiatori: luxury, crociere, visite prolungate da amici o parenti, wellness, attività ricreative, speciali celebrazioni culturali e turismo medico o di salute.
Il Silver Turism si caratterizza per i seguenti aspetti: si stima che la metà della popolazione over 65 e l’80% di quella over 50, equivalente a circa 76 milioni di persone, viaggia o conta di viaggiare fino ai 75 anni. Nel 2030 si aspettano circa 140 milioni di turisti Silver in Europa (Fonte: Euro State Silver Travel Advisor). È un importante mercato potenziale e per il numeroso sempre crescente di Senior che viaggia e il loro potenziale di spesa medio-alto.
Tale tipologia di viaggiatori hanno meno responsabilità familiari e quindi più tempo per viaggiare, oltre ad una certa sicurezza economica. I Senior si sentono giovani rispetto alla loro età, quindi non richiedono offerte turistiche rivolte alla classica “terza età” quanto esperienze e tipologie di viaggio che li facciano sentire ancora giovani. Viaggiare per i turisti Senior significa influenzare il proprio benessere fisico, mentale e sociale oltre alla possibilità di combattere la solitudine e la routine quotidiana, che spesso colpiscono la vita di un pensionato. Da qui il delinearsi di diversi tipi di turismo adatti alle esigenze sin qui delineate, dalla nuova formula di residence, definita “condohotel”, al turismo termale, di salute, medico e del wellness in generale.

 

#Datecivoce

a cura della Redazione di Progetto Donne e Futuro

#Datecivoce, con questa scritta su una mascherina e un selfie con l’hashtag pubblicato sui social ha preso avvio dal 2 maggio una protesta virtuale per chiedere, con una lettera indirizzata a Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio, e al Governo, più partecipazione delle donne nella gestione istituzionale del Covid-19. Il mondo femminile vuole essere presente, e su Facebook, Twitter, Instagram compaiono centinaia di volti con la mascherina con su scritto “Dateci Voce” per chiedere il diritto costituzionalmente garantito di vedere rappresentati anche i loro interessi. Questa gestione non ha preso nella dovuta considerazione le donne e molte problematiche che le riguardano da vicino:ce ne sono poche nel comitato tecnico scientifico della task force anti Coronavirus e “questo è il momento di cambiare le regole del gioco” sostiene Azzurra Rinaldi, economista e tra le prime firmatarie e promotrici. A questo movimento hanno finora aderito 107 associazioni e migliaia di cittadini. All’appello hanno aderito anche personaggi dell’industria, del mondo della letteratura, della musica, della televisione e molte parlamentari, tra cui l’On. Cristina Rossello come Presidente di Progetto Donne Futuro. Pur annoverandosi numerose figure femminili tra gli scienziati e i massimi esperti in ogni settore, i ruoli decisionali ad esse assegnati sono esigui e non si tiene in debito conto quanto infermiere, dottoresse, farmaciste, ricercatrici e personale sanitario si siano fatte carico di importanti responsabilità in prima linea nelle corsie degli ospedali.
Non solo in ambito sanitario, ma anche in tutti gli altri aspetti della vita sociale e quotidiana le insegnanti, le volontarie, le lavoratrici dei settori essenziali hanno fornito il loro indispensabile supporto, e molte donne hanno sofferto per la perdita del lavoro e per le preoccupazioni economiche che si presentano all’orizzonte. L’aspetto più delicato riguarda la gestione famigliare ed economica. A partire dal 4 maggio, alla ripresa del lavoro e con le scuole chiuse, nessuno ha voluto considerare le problematiche che si sono creante a carico delle mamme, che potrebbero trovarsi impossibilitate a mantenersi il lavoro per mancanza di sostegno nella cura dei figli. Stessa cosa può dirsi per coloro che hanno figli disabili: nessuno ha tenuto nel dovuto conto le necessità e le esigenze spesso improrogabili delle madri che devono occuparsi di questi figli. Un altro problema che è emerso drammaticamente in questo periodo, e che non è stato considerato, è quello della violenza in famiglia. Molte donne sono state costrette a rimanere in casa con mariti violenti, a rischio loro e dei figli, senza supporto né aiuto. “Su tutti questi problemi il Presidente Conte ha sorvolato come se si trattasse di un tema non di sua responsabilità” spiegano le promotrici di Dateci Voce, inoltre “le conseguenze della chiusura delle scuole che impattano fortemente sull’organizzazione delle famiglie e delle donne, così come la mancanza di inclusione di giovani e bambini, sono state appena accennate in modo superficiale”. Le donne, con la loro intelligente sensibilità e spiccata propensione alla difesa dei più deboli, potrebbero fornire fondamentale apporto all’individuazione dei bisogni ed alle relative soluzioni, a partire da quello di tutte coloro che “avevano intrapreso un percorso di uscita dalla violenza e sono ora costrette a casa con i propri aggressori (al 16 aprile sono pervenute ai centri antiviolenza 1200 richieste di aiuto in più)”.

 

L’emergenza sanitaria nelle carceri

di Irene Formaggia e Vittoria Terni De Gregori

L’attuale emergenza Coronavirus ha ovviamente posto le popolazioni carcerarie in uno stato obiettivo e piscologico di pericolo e angoscia. Nella stragrande maggioranza delle carceri sovraffollate, vi sono piccole infermerie con scarsità di addetti e di farmaci. È evidente come il sovraffollamento e la promiscuità delle prigioni sia una situazione favorevolissima al contagio. Secondo i dati del Ministero della Giustizia (cfr. https:// www.giustizia.it/giustizia/it/mg_1_14.page), alla data del 29 febbraio 2020 i detenuti presenti negli istituti penitenziari erano 61.230, di cui 19.899 stranieri e 2.702 donne, a fronte di una capienza regolamentare complessiva pari a 50.931 posti, con un tasso di sovraffollamento pari mediamente al 120 %. Ma i dati relativi alle singole regioni sono molto differenziati, assumendo il fenomeno particolare gravità in Molise (175 %), in Puglia (153 %), in Lombardia (140%), in Emilia Romagna (130 %) e nel Lazio (127 %).
Con riferimento ai singoli istituti penitenziari la situazione di maggiore criticità riguarda il carcere di Larino (Molise) con una presenza di 238 detenuti a fronte di 114 posti, ma significativi anche i dati relativi al carcere di Regina Coeli in Roma (con 1061 detenuti e 616 posti), al carcere milanese di San Vittore (con 1029 detenuti e 799 posti), al carcere D’Amato di Bologna (con 891 detenuti e 500 posti) ed al carcere di Foggia (con 608 detenuti e 365 posti).Sono dati che spiegano le recenti proteste sollevate dai detenuti in molte carceri italiane, ma che hanno assunto toni di una protesta violenta e/o di vera e propria rivolta proprio negli istituti di maggiore sovraffollamento, in cui il rischio di contagio da Covid19, in una situazione di gravissima carenza di presidi sanitari interni, ha fatto da detonatore.
Questa esperienza dovrà non solo interrogare gli organi di Governo ma essere l’occasione per istituire e organizzare finalmente misure serie e adeguate diprevenzione e protezione di base per affrontare ogni presente e futura evenienza. Quelle esistenti sono purtroppo limitate a semplici accorgimenti precauzionali e a cure di ruotine per tamponare le influenze invernali che, arrivando, si sono sempre regolarmente trasmesse tra gli abitanti delle singole celle (camere di pernottamento) e da queste ai corridoi, ai reparti, agli agenti di custodia e operatori vari, creando non pochi problemi ma, sinora, mai tragedie.
Il Coronavirus rischia invece di essere una carneficina e, non potendosi evacuare la popolazione carceraria, è impellente che la situazione venga considerata per la sua gravità, presa in mano seriamente e urgentemente. Non basta lasciare al Magistrato di Sorveglianza l’iniziativa di lavorare sulle possibili misure alternative, in un contesto dove le carceri sono lasciate a se stesse e ai loro direttori e comandanti.Gli interventi emergenziali pure previsti dal recente decreto legge 18/2020 (artt. 123 e 124) in materia di detenzione domiciliare (art. 123) e di licenze premio straordinarie per i detenuti in regime di semilibertà (art. 124) sono del tutto insufficienti.Occorre una regolamentazione precauzionale fatta di personale, di strumentazione, di risorse operative nuove, tale da consentire periodiche verifiche e controlli rigorosi di salute fisica e psichica di ciascuno. Occorrono misure adeguate per i nuovi arrivi, occorre potenziare i sostegni che vengono dagli operatori esterni dediti a varie attività di sollievo e recupero, occorrono soluzioni per l’adozione di sistemi alternativi e sanitariamente protetti per visite e colloqui, senza i quali lo stato psicologico dei detenuti ben comprensibilmente precipita in abissi depressivi che suscitano rabbia incontrollata o desiderio di farla finita.
Occorre, infatti, considerare che l’angoscia più grande che può investire la popolazione detenuta è l’isolamento ancora più forzato, che si aggiunge a quello incuii detenuti vivono quotidianamente, che aumenta sentimenti di solitudine esoprattutto paure di non poter avere il controllo su quanto sta succedendo fuori,in particolare alla propria famiglia.In simili casi, un aiuto fondamentale lo può dare un operatore, stimolandoli su qualcosa. Prima di tutto lo studio, che diventa ancora più importante, un ottimo compagno di giornata, che riempie il vuoto, allevia un pò l’angoscia e l’amarezza di non avere il controllo sulle cose, e allo stesso tempo arricchisce. Studiare, specialmente in giorni come questi, aiuta a trovare una speranza e uno stimolo per andare avanti, dà l’opportunità di avere un obiettivo da raggiungere, in linea con lo scopo principale della pena che deve tendere alla rieducazione (dalla Relazione del Ministro sull’amministrazione della giustizia relativa all’anno 2019 risulta che, nell’anno 2018, l’offerta istruttivo - formativa in favore di soggetti in esecuzione di pena ha riguardato - oltre a corsi scolastici - anche 280 corsi universitari, frequentati da 688 uomini e 26 donne, ridotto il numero dei detenuti lavoranti, pari a 16.850 unità, impegnati in posti di lavoro con basso profilo di specializzazione e secondo criteri di rotazione. Link).
Se dunque la rieducazione e il recupero sono ancora il senso di fondo della pena, chi governa deve intervenire per dimostrarlo, e questa è l’occasione più appropriata.

Il presente articolo è stato precedentemente pubblicato sul n.1/2020 di giudicedonna.it
Irene Formaggia ricorda don Fausto Resmini, deceduto la notte tra il 22 e il 23 marzo in seguito a COVID-19, Cappellano delle carceri di Bergamo dal 1992 vicino ai Suoi detenuti sino al giorno del ricovero in ospedale a Bergamo fondatore nel 1978 della Comunità “don Milani” di Sorisole, e poi di Esodo” e di In strada”, prete a fianco dei poveri e dedito alla vicinanza alle nuove povertà”.

 

Tessuti per le mascherine donati
agli Istituti penitenziari

Quando Fabrizio D’Angelo, Ispettore della Polizia Penitenziaria e capogruppo del Municipio 5 per Forza Italia, metteva al corrente i colleghi delle grandi difficoltà inerenti l’attuale situazione nelle carceri, tutti i Consiglieri, i Giovani e i Seniores scoprivano la realtà di un mondo in cui rivolte latenti, tensioni sociali e disperazione potevano fare esplodere una bomba all’interno di un periodo già segnato da molta sofferenza. L’Ispettore, mentre spiegava ai colleghi che i carcerati di San Vittore e Opera sarebbero stati in grado di produrre mascherine sanitarie, ha fatto presente come il tessuto speciale, il TNT, fosse introvabile, ed i costi per l’approvvigionamento si presentassero insostenibili. Sensibile a questa emergenza, il Commissario cittadino di Forza Italia On. Cristina Rossello ha deciso di fare un gesto concreto di solidarietà e di attivarsi, con il consenso e l’appoggio di tutto il Direttivo, della sua squadra di giovani e di amministratori locali, per reperire l’introvabile TNT. Ha coinvolto immediatamente l’ono-revole Matteo Perego di Cremnago, ex manager di un grande gruppo della moda, il quale in meno di una settimana è riuscito a trovare tessuto ed elastici. Ma le somme necessarie erano ingenti, e la deputata ha guidato anche la raccolta fondi, contribuendo con gli emolumenti da parlamentare: “La situazione nelle carceri è molto delicata”, ha spiegato l’On. Cristina Rossello “occorreva un gesto concreto per questa comunità sconosciuta alla città (di Milanon.d.r.), ma che vive momenti di disperazione”. Il prezioso materiale è già stato consegnato ai Direttori dei carceri di Opera e di San Vittore per l’avvio della produzione di circa 365 mila mascherine che serviranno per i carcerati ed il personale di vigilanza, e le eccedenze saranno donate all’esterno. Soddisfatta per l’avvio della produzione delle mascherine Cristina Rossello conclude: “Il merito va condiviso con tutto il gruppo: fare cose utili e aiutare è il lato bello della missione politica”.

 

 

 

 
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