Progetto Donne e Futuro a Conegliano

Il Progetto promosso dall’avvocato Cristina Rossello ha fatto tappa in Veneto per il puntuale aggiornamento sull’iniziativa che approfondisce come il tema del contributo femminile nell’economia del Paese sia utile e propulsivo.

Progetto Donne e Futuro - Parlamento Europeo - Milano

L’onda rosa di Progetto Donne e Futuro sta dando forma a sinergie che già attraversano in varie forme tutte le regioni italiane. Il convegno su Il contributo femminile nelle professioni, nell’arte, nello sport e nelle imprese per lo sviluppo dell’economia è ritornato in Veneto, a Conegliano, città ricca di fermenti culturali e polo di riferimento industriale e del terziario. L’appuntamento presso la sala della Dama Castellana è stato fortemente desiderato da Ornella Gramaccioni e Chiara Dalla Zentil.

Ha commentato Cristina Rossello, presidente di Progetto Donne e Futuro: «La tappa di Progetto Donne e Futuro a Conegliano non è casuale, ma è dovuta all’impegno e alla determinazione di Ornella Gramaccioni e Chiara Dalla Zentil, due donne straordinarie che hanno seguito insieme, passo dopo passo, l’attività dell’associazione, sognando che un giorno la storica cittadina veneta potesse far da cornice a uno dei nostri convegni. Con il loro entusiasmo e il loro spirito d’iniziativa sono riuscite a coinvolgerci e oggi, trovandoci in questa splendida sala e di fronte a un pubblico così vario e partecipe, siamo loro grate di averlo fatto.
Questa giornata assume per noi un significato ancora maggiore perché nata in concomitanza con un triste episodio che tempo fa ha riguardato Ornella: la mattina stessa in cui, con la sua solita energia e carica umana, mi parlava al telefono dei primi dettagli dell’evento di Conegliano che stavamo programmando, è stata colta da un grave malore che l’ha quasi ridotta in fin di vita. È riuscita a riprendersi, con tenacia e forza di volontà, passando attraverso un lungo e faticoso percorso riabilitativo di cui è qui oggi a renderci testimonianza sua figlia Rosa. Voglio leggere in questa pronta e rapida ripresa un aiuto anche sovraumano legato al fatto che Ornella, proprio quel giorno, stava compiendo un’azione generosa, con slancio e senza calcolo. Lascio alla valutazione di ognuno individuare i segni di questo gesto, essendo la Fede una scelta privata, oltre che un dono, ma personalmente ritengo che il suo recupero sia stato un premio.

Ciò che ha vissuto e provato, a mio parere, renderebbe Ornella la madrina morale perfetta per un’infermiera che, in occasione della premiazione del 29 settembre 2012, sarà individuata in base a criteri strettamente meritocratici nell’ambito dell’Istituto di Infermieristica della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università di Genova – Campus di Savona.
Ornella ha saputo raccogliere la passione per Progetto Donne e Futuro anche di Chiara Dalla Zentil che, seguendoci giorno per giorno, ci ha convinte a presentare la nostra associazione a Conegliano.
Chiara sta affrontando la sua personale lotta contro un terribile male e per questo abbiamo decisa che sia co-madrina per un’altra ragazza premiata.
A questo si somma l’iniziativa con cui Progetto Donne e Futuro intende dare un premio speciale a un centro che raduna un’eccellenza specifica per coloro che si trovino purtroppo a dover affrontare un’esperienza di vita così forte e drammatica come quella occorsa a Ornella e che abbiano bisogno di punti di riferimento per sé e per le proprie famiglie. Per la serata del 19 settembre stiamo organizzando un evento per anticipare e raccogliere a sostegno per quest’iniziativa che, nata come un’idea, è ora una meta ambiziosa che ci prefiggiamo e che riusciremo a realizzare entro l’anno.
Grazie, Ornella e Chiara, per l’esempio di coraggio che avete saputo essere per tutte noi».
Formazione e sensibilizzazione culturale sono alcuni strumenti cardine di Progetto Donne e Futuro affinché si possa costruire e diffondere un nuovo modello di sviluppo economico e sociale che dia spazio alle donne nelle posizioni di vertice.
La tappa veneta è stata un’occasione di approfondimento di un’importante ricerca scientifica in ambito di genetica umana e genomica. Grande approfondimento sul lavoro condotto presso il Laboratorio di Genetica Umana Molecolare e Genomica Funzionale dell’Università di Padova dalla professoressa Alessandra Rampazzo, madrina e ricercatrice che ha scoperto tre geni causa della cosiddetta “morte improvvisa” nei giovani sportivi, e dalla dottoressa Martina Calore, pupil che grazie alla borsa di studio assegnatale da Progetto Donne e Futuro ha potuto proseguire la sua ricerca e scoprire il quarto gene completando così l’iter di ricerca. In platea anche la professoressa Loredana Vido, co-madrina.
Quando una tragedia colpisce i giovani il dolore è sempre più forte. Recentemente la cronaca ha portato alla ribalta i casi delle morti improvvise sul campo da gioco del calciatore Piermario Morosini e del pallavolista Vigor Bovolenta, improvvisamente colti da malore durante una partita. Il problema vero è nella diagnosi di queste malattie che «è estremamente difficile» come afferma la dottoressa Rampazzo. «Dobbiamo fare affidamento alla ricerca per spiegare le cause di queste morti improvvise dei giovani atleti. Si tratta di giocatori ad alto livello, visitati e curati nel miglior modo possibile» spiega Alessandra Rampazzo. «La genetica può essere molto importante per capire a livello del DNA quale può essere la mutazione che può creare danni al cuore sottoposto a un’attività fisica molto elevata. La genetica è un campo promettente nella diagnosi pre-sintomatica: cioè ancor prima che queste persone manifestino i sintomi è possibile identificare le persone a rischio e andare incontro a questi eventi fatali».

Il gruppo di ricercatori in cui è entrata Alessandra Rampazzo in qualità di dottore di ricerca nel 1991 è stato il primo a identificare le cause di queste malattie a livello mondiale con la scoperta del primo gene nel 2001 a cui sono poi seguite altre scoperte.
Fino ad allora non si conoscevano ancora le cause genetiche della malattia. «I primi anni sono stati molto duri, non riuscivamo a venire a capo di questa grande matassa. Dopo la prima scoperta sono arrivati altri successi, abbiamo identificato altre cause della malattia» ha spiegato Alessandra Rampazzo alla platea. «Identificare i geni di una malattia è un lavoro molto lungo, importante, duro. Sono molto orgogliosa di avere avuto la possibilità di seguire Martina Calore nel suo percorso, di darle la possibilità di continuare la sua ricerca, la sua passione, grazie a Progetto Donne e Futuro, e di coltivare la sua voglia di lavorare nell’ambito della genetica. Spero che questo possa continuare in futuro perché penso sia giusto che ragazze che hanno questi desideri possano trovare una continuazione» ha concluso.
Martina Calore ha discusso la tesi in cui ha raccolto tutti gli studi condotti dal 2009 presso il Laboratorio di Genetica Umana Molecolare e Genomica Funzionale nella tesi di dottorato discussa in aprile davanti a una commissione internazionale. Il giudizio è stato eccellente e con menzione di merito. «Avevo già deciso fin dai tempi di liceo che avrei frequentato una facoltà scientifica, poi durante il secondo anno di università ho fatto un corso di genetica umana ed è stato lì che ho avuto un colpo di fulmine. Ho capito che volevo seguire quel filone di studi. Capire perché una mutazione può causare una malattia è qualcosa che dà gratificazione, ma consente anche di dare una mano a chi ha bisogno, a chi è malato. Consente di salvaguardare i soggetti a rischio e i loro famigliari», ha spiegato Martina Calore.

 
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