intervista di Cristina Bicciocchi
Direttrice del Dipartimento per le statistiche sociali e ambientali dell’Istat dal 2011, Direttrice ad interim del Dipartimento Censimenti e archivi dal gennaio 2014 al gennaio 2015, infine Direttrice centrale dell’Istat dal 2000 al 2011. All’Istat dal 1983, ha guidato in Italia il processo di rinnovamento radicale nel campo delle statistiche sociali e di genere, dal ‘90, progettando e realizzando indagini di grande rilevanza sociale su condizioni e qualità della vita, prima ancora che fossero definiti gli standard europei e internazionali e apportando una vera rivoluzione informativa. Sotto la sua direzione, le statistiche sociali, di genere e ambientali, hanno fatto un grande avanzamento, affrontando anche tematiche di grande complessità e rilevanza come, violenza contro le donne, discriminazioni di origine etnica e per orientamento sessuale, solo per citarne alcune È la Responsabile per l’Istat della misurazione del Benessere Equo e Sostenibile ed è stata Membro di numerosi gruppi di alto livello presso l’ONU e la Commissione Europea nel campo delle statistiche. È autrice di oltre 150 pubblicazioni, di quindici monografie, ed è stata insignita dal Presidente della Repubblica Ciampi dell’onorificenza di “Commendatore della Repubblica Italiana” l’8 marzo del 2006 per il suo ruolo innovativo e nel 2021 insignita dal Presidente Mattarella Grande Ufficiale della Repubblica. Nel 2015 inserita tra le 100 grandi eccellenze italiane e il Premio Internazionale Profilo Donna nel 2015.
Editorialista di La Repubblica e La Stampa. Scienziata statistica di fama internazionale oggi guida il W20 (Woman20), componenete del Comitato Colao per il rilancio Italia 2020-2022.
Buongiorno e grazie anticipatamente per tutto il lavoro svolto in ambito statistico e a favore delle donne. Si parla sempre più del W20 e già da mesi e soprattutto dall’incontro del 28 giugno scorso “Women’s Empowerment in the World Business, è stato messo ancora una volta in evidenza, quanto sia importante costruire una rinascita sociale ed economica attraverso le donne....
Assolutamente sì. Partiamo naturalmente da una situazione difficile. L’obiettivo di Brisbane adottato nel 2014 in Australia prevedeva la riduzione del gap di genere nella popolazione attiva del 25% entro il 2025. Era però un obiettivo sbagliato, perchè la popolazione attiva è la somma di occupati e disoccupati. Quindi l’obbiettivo si può raggiungere anche solo con l’aumento delle donne disoccupate. Per di più il gap di genere, cioè la distanza tra uomini e donne può diminuire anche solo perchè diminuisce l’occupazione maschile più di quella femminile. Per questo Women20 ha chiesto di andare oltre Brisbane. Al G20 la discussione è stata intensa.
L’indicatore non è stato cambiato come volevamo, ma affiancato dall’indicatore fondamentale del tasso di occupazione femminile e da altri richiamati nella dichiarazione finale sulla qualità del lavoro. La road map di Roma contiene molti punti importanti; dal miglioramento della qualità del lavoro alla condivisione del carico di lavoro famigliare, allo sviluppo delle infrastrutture sociali, alle misure per combattere le molestie sessuali sul lavoro, alla maggiore presenza di donne nei luoghi decisionali pubblici e privati.
Lei è tra le fondatrici di “Donne per la Salvezza-Half of It“, movimento che chiede di mettere l’occupazione femminile al centro del Recovery Plan «non perché siamo una categoria da proteggere» tiene subito a dire, «ma, al contrario, perché siamo una risorsa fondamentale per il Paese”.
Donne per la salvezza – Half of it è il manifesto che sintetizza le richieste delle donne per rendere l’Italia un paese più inclusivo, più equo e soprattutto più ricco, perseguendo l’obiettivo della parità di genere.
Le donne vogliono dire la loro sulla fondamentale partita del recovery plan, le cui risorse devono essere allocate equamente. Si deve puntare all’occupazione femminile come a un obiettivo collettivo. Non solo delle donne, perché tutti i dati ci dicono che il buco dell’occupazione delle donne porta un danno a livello di Pil del paese.
Le strade da seguire per arrivare a meta, sono diverse.
E ora, grazie ai fondi europei c’è la possibilità concreta di realizzare politiche e servizi che aiutino la metà della popolazione italiana a raggiungere l’effettiva parità. Next Generation Eu spinge i governi a privilegiare nel-l’uso dei fondi i settori del green e del digitale.
Questo, in ottica di genere può sbilanciare sbilanciare l’allocazione delle risorse visto che si parla di settori ancora a prevalenza di occupazione maschile.
Tra l’altro sarebbe importante anche perchè proprio le donne con la pandemia sono state le più colpite nel lavoro e in famiglia; per la gestione dei figli e degli anziani, lo smartworking, il calo di fatturato per i continui lockdown e gli inevitabili distanziamenti....
È vero purtroppo e anche dal punto di vista sanitario su Nature, importante rivista scientifica, è stato riportato un dato molto grave. L’80% degli studi sul Covid non sono stati svolti considerando la disaggregazione per sesso. Uomini e donne sono diversi biologicamente e socialmente. L’obiettivo di investire di più nella ricerca e sperimentazione dei farmaci e dei vaccini sia per uomini che per donne è da perseguire se vogliamo salvaguardare la salute di entrambi i sessi.
L’obiettivo al W20 è elaborare proposte sull’eguaglianza di genere ai leader mondiali, anche in funzione del fatto che: “Il mondo deve molto alle donne per il baluardo che hanno rappresentato nella lotta contro il Covid-19. C’è un problema di diritti delle donne che deve essere risolto”.
Credo siano stati raggiunti importanti risultati con l’adozione della road map sull’empowerment delle donne.
Su questo tema siamo soddisfatte come Women20, mentre alcuni punti non sono andati altrettanto bene.
Ad esempio non è stato affrontato il tema degli stereotipi di genere, il balzo nelle materia stem si farà solo se adotteremo piani nazionali contro gli stereotipi e non solo sulle stem e così poco approfondito anche il tema della violenza di genere che sono sicura diminuirebbe se investissimo di più nell’educazione al rispetto e nella formazione di tutti gli operatori e nel potenziamento dei servizi...
Noi sappiamo molto bene che le donne sono una risorsa, visto che siamo state apripista in questo senso, ma di questo passo ci vorranno ancora parecchi anni per raggiungere una vera e propria parità. L’importante a questo punto, sarebbe davvero che la politica avesse capito questa priorità. Vede spiragli concreti in questa direzione?
Sono una che vede sempre il bicchiere mezzo pieno...ma sono anche realista e dico che la strada è ancora lunga da fare. Agiamo con convinzione sui temi più debolmente affrontati e ci facciamo garanti che quelli ottenuti siano ottenuti e soprattutto messi in atto.
Quando possiamo auspicare, secondo lei, i primi investimenti sostanziali e qualche risultato importante per migliorare il settore del lavoro femminile?
Noi ci auguriamo già entro il 2022...