Sul sofà di Chicca c'è:
Mariacristina Gribaudi
(PPD 2017)

foto di Tiziano Scaffai

Mariacristina Gribaudi

Nata e cresciuta a Torino, Mariacristina Gribaudi, madre di sei figli, inizia la sua sorprendente esperienza di donna di fabbrica nell’azienda di famiglia, la Mareno Grandi Cucine, occupandosi di marketing. La sua spiccata propensione commerciale la porta, dal 1996 al 2006, a gestire un’attività di import di oggetti e mobili antichi dal nord Europa, denominata “La Casa di Sven”. Contemporaneamente, nel 2002, entra in Keyline, alternandosi con il marito, Massimo Bianchi, erede della più antica azienda italiana produttrice di chiavi, nel ruolo di amministratrice unica. Fortemente impegnata nello sviluppo del territorio e negli organismi confindustriali, presiede dal 2015 la Fondazione Musei Civici di Venezia che gestisce undici siti museali permanenti, tra cui il Palazzo Ducale. È Amministratrice Indipendente di H-FARM, piattaforma d’innovazione. Dal 2016 siede nel Consiglio di Amministrazione di Crédit-Agricole FriulAdria e di recente è stata riconfermata membro del Consiglio di Amministrazione dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Sempre nel capoluogo veneto è anche attiva nel Consiglio d’Amministrazione dell’Agenzia di Sviluppo Venezia. Attiva anche nell’ambito associativo, dall’Advisory Board di Federmeccanica ad AILM (Associazione Italiana Lean Managers) di cui è Vicepresidente. Di recente ha frequentato il Senior Executive Programme presso la prestigiosa London Business School. Impegnata nella valorizzazione del lavoro delle donne, ha ricevuto i premi “Donne che ce l’hanno fatta” (2016), “Profilo Donna” (2017) e il “Premio internacional de la mujer” (2019).

Buongiorno dr.ssa Gribaudi e complimenti per la Vs. azienda storica che quest’anno compie 250 anni di attività. Un traguardo eccezionale se si pensa alla lungimiranza imprenditoriale che c’è stata nei secoli nella gestione della Keyline! Ci racconti brevemente quali sono stati i passaggi generazionali che si sono alternati fino ad oggi e quali sono le caratteristiche della Vs. azienda leader mondiale nella produzione di chiavi...
La Keyline appartiene alla storia della più antica famiglia imprenditoriale al mondo che, ininterrottamente dal 1770, produce chiavi e macchine per la loro duplicazione. Matteo, il capostipite, fu fabbro a Cibiana di Cadore, mentre i discendenti ne continuarono il mestiere fino ai nostri giorni, attraversando tante fasi della storia (da Napoleone al Regno d’Italia), facendo i conti con la Rivoluzione industriale, due conflitti mondiali e il miracolo economico italiano. Oggi mio marito Massimo rappresenta la settima generazione. La nostra impresa è sempre stata strettamente legata al territorio, dando un contributo essenziale all’evoluzione di un oggetto che da raro pezzo artigianale fatto a mano è diventato uno degli oggetti di più largo uso quotidiano: la chiave. Un business che da Cibiana si trasferì poi a Conegliano nell’epoca dell’industrializzazione guidata da Camillo, padre di Massimo, che fu il pioniere del concetto della “duplicazione”, esportando nel mondo la chiave e le macchine duplicatrici.

Tra l’altro una delle particolarità e peculiarità (direi uniche al mondo), è che lei e suo marito siete riusciti alternandovi nei ruoli apicali, a consolidare un fatturato di oltre 30 milioni di euro.
Keyline rappresenta l’ultima sfida della storia plurisecolare della famiglia Bianchi. Ed ha inizio nel 2002 da un progetto di coppia, quando con Massimo decidiamo di acquisire questa piccola azienda con 15 dipendenti e un giro di affari di due milioni e mezzo di euro. L’obiettivo dichiarato fu subito quello di raddoppiare il fatturato nel giro di due anni. E così avvenne, raddoppiando in poco tempo anche il numero dei dipendenti. Ma è solo nel 2006, dopo aver venduto la mia rete di negozi, che decido di dedicarmi a tempo pieno a Keyline, scegliendo con Massimo di alternarci alla guida dell’azienda tre anni io e tre anni lui. Fu così che insieme affrontammo, nel reciproco riconoscimento dei ruoli e skills, la ristrutturazione dell’organizzazione e il rilancio dell’azienda, dopo una fase di profonda crisi che nel frattempo era intervenuta.

Ritornando all’anniversario; quali sono le iniziative avete messo in campo per festeggiare questo importante traguardo?
Essendo un’azienda fortemente radicata nel territorio, il nostro progetto per celebrare i 250 anni di storia, prevede una mostra itinerante, con partenza a Cibiana, tappa a Treviso e conclusione a Venezia, dal titolo “La via della chiave. Dal Cadore alla Marca e giù fino in Laguna: chiavi e serrature con i tesori di tutto ciò che esse aprivano”. Al progetto sta lavorando un qualificato comitato scientifico che si propone di realizzare la più completa esposizione di chiavi e serrature d’Europa. A corredo della mostra, che metterà insieme oggetti di grande valore dall’Antica Roma alla modernità, saranno organizzati alcuni convegni, laboratori, incontri aperti al pubblico e alle scolaresche. Purtroppo, l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia Covid-19, tra le tante cose, ci ha costretto a rinviare l’iniziativa al 2021, non essendoci oggi le condizioni per poter programmare e realizzare un evento di questa portata.

Una vita dedicata al lavoro e alla famiglia; sia in azienda che in famiglia lei si è spesa per essere una guida ma soprattutto un esempio da seguire...
Essere alla guida di un’azienda di famiglia è un’esperienza che comporta una serie di commistioni che coinvolgono anche gli affetti più cari. Forse comunemente si può pensare che certi figli, come i nostri, siano privilegiati. Non è così. Quando decidemmo di far presidiare le realtà estere ai figli dovetti fare i conti con il distacco e la malinconia della loro assenza. Quando partivano per starsene via anche dei mesi, non trovavo nemmeno il coraggio di guardarli negli occhi. Quello che è importante è di sapere che tra loro si sentono e che, nonostante le distanze che ci dividono, la mamma rimane sempre un punto di riferimento.

Ricordo che alla cerimonia di consegna del Premio Internazionale Profilo Donna, furono tutti molto stupiti di sapere che lei ha sei figli! E fu anche bellissimo sentire che sia suo marito che i suoi figli sono i suoi primi fans...Abbiamo capito che questa è un grande fortuna perché se una donna non ha il sostegno di qualcuno in famiglia non va molto lontano...
Fin da quando con Massimo decidemmo di alternarci alla guida di Keyline, stabilimmo che ci saremmo sostenuti l’un l’altro, sopportando così gli aspetti anche meno piacevoli della professione. Il nostro è un “sistema-famiglia” che ha permesso di trasmettere i differenti aspetti del fare impresa a figli e figlie, che a turno di sono alternati in azienda. Un mio segreto? Saper gestire il tempo. Solo così ho potuto fare l’imprenditrice e nel contempo la madre e la moglie. Diciamo che mi hanno molto aiutato la mia flessibilità (perché se accudivo i ragazzi di giorno, dovevo poi recuperare il lavoro la sera o il sabato) e la mia resilienza, che mi ha aiutato ad adeguarci alle diverse necessità ed esigenze. Molto ha contato anche l’esempio di mia madre che, quando abitavamo a Torino, e stava in fabbrica con mio padre, mi aveva insegnato ad alzare la tapparella della mia stanza così lei dall’ufficio avrebbe capito che era l’ora di allattare la mia sorellina neonata accudita dalla baby-sitter.

Tra l’altro Lei ha sentito l’esigenza di raccontare in un libro la sua storia personale di figlia di imprenditori, di mamma, di moglie e di imprenditrice a sua volta, dal titolo “L’altalena rossa”. Il libro è già stato presentato in varie città con grande interesse da parte del pubblico. Com’è nata l’idea della pubblicazione e come è stato rivivere le emozioni di una vita, raccontandosi nel libro?
Se non fosse stato per l’insistenza dell’amico e giornalista Adriano Moraglio, mai lo avrei scritto. Ricordo che quando mi fece la proposta, pensai: a chi può interessare un libro sulla mia storia? In fin dei conti non ho fatto nulla di eccezionale. Poi mi convinsi e fu una sorpresa anche per me stessa. Ebbi così l’occasione di rimettere in ordine tante cose. Ricordi, esperienze, momenti bui ed emozioni immense. Tanto che oggi consiglierei ad ogni donna di scrivere un libro. Perché noi donne, mogli, madri e lavoratrici, abbiamo delle incredibili storie da raccontare.
E molto da insegnare. Ad esempio l’utilità di essere multitasking. Anche all’interno di una fabbrica. Anche ai livelli più alti, quelli manageriali. Conoscendoci di più, forse verrebbero meno anche le differenze di genere che oggi ancora ci penalizzano.

Tra i suoi numerosi incarichi, oltre al lavoro imprenditrice proprio l’anno in cui l’abbiamo premiata, le è stato conferito l’incarico di Presidente dei Musei Civici di Venezia. Tutte le recensioni sulla sua presidenza sono davvero entusiastiche, quindi oggi dopo l’arrivo dal Coronavirus, nella sua lungimiranza e preparazione imprenditoriale quale futuro intravede per i Musei e la città di Venezia?

Diciamo che in Fondazione ho trovato dei collaboratori straordinari. Io ho soltanto trasferito la mia esperienza di donna di fabbrica, certo appassionata di arte e di cultura. In questi mesi, ancora da quando Venezia è stata colpita dall’acqua granda, abbiamo messo in atto un’unità di crisi che sta affrontando l’emergenza applicando tutte le misure necessarie alla gestione dei nostri musei, che oggi sono chiusi. Diciamo che le innovazioni digitali ci stanno dando una mano. In questi mesi abbiamo lavorato per sanificare gli ambienti, lavorare ancor di più sulla sicurezza per essere pronti quando potremo riaprire. È evidente che per quest’anno dovremmo fare i conti con un turismo tutto italiano, perché dubito che gli stranieri possano tornare a Venezia prima del 2021. Io però sono fortemente convinta che questa emergenza ha risvegliato in noi la voglia del bello da contrapporre al brutto, al male, alla sofferenza e alle inevitabili difficoltà economiche. Può sembrare banale, forse, ma sono ancor più dell’idea che solo la bellezza ci salverà. E Venezia, con i nostri musei, è l’icona di questa bellezza nel mondo.
 
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