SUL SOFA' DI CHICCA C'È:
Camilla Lunelli (PPD ‘16)
Camilla Lunelli

È in oltre cento anni di storia delle Cantine Ferrari, la prima donna a occupare una posizione di vertice nell’azienda. Responsabile della comunicazione e dei rapporti esterni delle Cantine Ferrari, casa fondata nel 1902 e leader in Italia per le bollicine metodo classico, nonché delle altre realtà che fanno capo al Gruppo Lunelli: Surgiva, marchio sinonimo di acqua minerale leggera ed esclusiva, Segnana, storica distilleria che ha saputo reinventare la grappa, Tenute Lunelli, che producono vini fermi in Trentino, Toscana e Umbria, e Bisol, cantina di riferimento per il Prosecco Superiore di Valdobbiadene. Dopo la laurea in Bocconi con 110 e lode e alcune esperienze professionali a Parigi e New York, Camilla è entrata nel mondo della consulenza aziendale di tipo strategico con Deloitte Consulting. Due anni dopo, ha scelto di dedicare un periodo della propria vita al volontariato ed ha trascorso tre anni in Africa lavorando su progetti umanitari in situazioni di conflitto e post conflitto: prima in Niger con le Nazioni Unite e poi in Uganda con una organizzazione non governativa. Nel 2004 Camilla Lunelli è tornata in Italia per portare avanti, con i cugini Matteo e Marcello e il fratello Alessandro, una storia imprenditoriale e familiare giunta alla terza generazione tenendo presente che l’eccellenza è da sempre il principio ispiratore di ogni scelta in casa Ferrari. Eccellenza che si traduce in ricerca costante e continua della qualità e che implica fedeltà al metodo classico quale unico processo produttivo ed al Trentino quale territorio d’elezione per i propri vigneti.
Nel 2011 vince il Premio Bellisario che l’ha proclamata fra le “giovani artefici dell’eccellenza italiana nel mondo” e nel 2016 le viene conferito il Premio Internazionale Profilo Donna che la incorona per le eccellenze del Made in Italy.

Dr.ssa Lunelli, complimenti per il suo ricco curriculum che l’ha portata a fare esperienze molto diverse tra loro che l’hanno arricchita notevolmente dal punto di vista formativo e complimenti per essere la prima donna a ricoprire una posizione di vertice nell’ambito dell’azienda di Famiglia. Era questo il suo obiettivo ancora prima di incominciare gli studi?
Quando ho scelto di studiare Economia, non avevo le idee chiare su quale sarebbe stato il mio percorso professionale, ma avevo intuito che Economia fosse una facoltà che lasciava aperte molte strade. Questo mi ha permesso, dopo la laurea, di vivere esperienze lavorative molto diverse fra loro. Dopo tanti anni, lontana da casa, quando la mia famiglia mi ha offerto una posizione importante in azienda, ho capito che la mia vocazione era quella di rientrare in Trentino e portare avanti il sogno imprenditoriale che ha unito Giulio Ferrari, il fondatore, e tre generazioni della mia famiglia, e che oggi ho la fortuna di condividere con mio fratello e due cugini.

Fin da bambina si sarà sentita partecipe di quella grande azienda di cui sentiva parlare in Famiglia....
Mio padre Mauro è stato per anni l’enologo delle Cantine Ferrari. A lui si deve la creazione di Trentodoc fondamentali per noi, come il Ferrari Rosé e il Giulio Ferrari Riserva del Fondatore, diventato un riferimento imprescindibile per tutta la spumantistica italiana. Naturale quindi che io abbia sentito da sempre molto vicina quella che non ho mai chiamato azienda, ma cantina. Mi è capitato, da grandicella, di accompagnare mio padre a qualche pranzo o altra occasione ufficiale, ma i ricordi più vivi sono quelli dei pomeriggi passati nei vigneti, o in cantina. Il profumo di una cantina è unico, indimenticabile, così come il fresco, in qualsiasi stagione, dei lunghi corridoi sotterranei in cui le bottiglie affinano per anni, in attesa della giusta maturazione.

Che cosa l’affascinava di più del processo produttivo della filiera?
Sicuramente la vendemmia, era il momento magico, e anche quello che vivevamo più intensamente.
Durante la vendemmia per un enologo non esistono orari né fine settimana, allora eravamo noi, mia madre, mio fratello Alessandro e io ad andare in cantina per salutare il papà. Ma anche per guardare incantati per ore le montagne di uva che venivano riversate nelle presse, e per sorseggiare il mosto appena spremuto. Dolce, fruttato, buonissimo. Anch’io oggi porto spesso i miei tre bimbi in cantina, soprattutto nel periodo della vendemmia: spero che anche per loro questi profumi e queste atmosfere diventeranno ricordi preziosi.

Oggi che si occupa della comunicazione e dei rapporti esterni delle Cantine Ferrari; quali sono le strategie e gli obiettivi che si prefigge per il futuro?
Puntiamo a coniugare innovazione e tradizione: vogliamo restare fedeli ai principi che da ben 115 anni fanno il successo della nostra Casa, a partire dalla continua ricerca dell’eccellenza e dal legame con il territorio, ma al tempo stesso continuiamo a rinnovare il nostro stile, le nostre attività, e arricchiamo la nostra gamma di prodotti con etichette frutto di anni e anni di sperimentazioni. Strategico per noi è ad oggi l’affermazione del nostro marchio all’estero, dove, a fronte di una forte pressione competitiva da parte degli Champagne, ci presentiamo sottolineando orgogliosamente, oltre al livello qualitativo dei nostri Trentodoc, la nostra identità italiana e il nostro essere ambasciatori di quella che amiamo definire l’arte di vivere italiana.

Lei ha messo in evidenza anche nel momento del conferimento del Premio Internazionale Profilo Donna, l’importanza di fare sistema del Made in Italy; qual è la sua visione?
L’Italia è un paese unico, che può vantare, oltre alla bellezza dei paesaggi e allo straordinario patrimonio artistico e culturale, uno stile di vita e produzioni di eccellenza apprezzati in tutto il mondo. Sono però convinta che il successo del made in Italy potrebbe essere ancora superiore se riuscissimo a fare sistema. D’altronde siamo “paese dei campanili”, frutto di una storia unitaria relativamente recente… Noi proviamo a muoverci in tal senso in due modi: a livello aziendale abbiamo impostato una serie di collaborazioni con marchi di settori anche diversi dal nostro, quali moda e design, ma con i quali vi siano affinità a livello di valori e posizionamento. Per fare un esempio, in tutte le boutique Zegna del mondo i clienti vengono accolti con un calice di Ferrari Trentodoc. Cerchiamo poi di essere attivi in sedi associative nate proprio con l’obiettivo di fare sistema, quali ad esempio Fondazione Altagamma o la Fondazione Italia Patria della Bellezza.

Oltre alle aziende, quali sono i soggetti più importanti per promuovere le eccellenze del nostro Paese?
Sicuramente dovrebbero essere in prima fila, gli attori istituzionali a livello nazionale. Noi abbiamo cercato, sempre nel tentativo di dare un piccolo contributo in tal senso, di mettere in rete una serie di soggetti in vario modo legati alla promozione del Made in Italy, grazie ad una nostra iniziativa di tipo culturale. Mi riferisco al Premio Ferrari “Arte di Vivere Italiana”, che premia la testata estera che abbia valorizzato in modo particolarmente significativo la cultura o le produzioni di eccellenza del nostro paese. Sono coinvolti nell’iniziativa e ci supportano nella fase di monitoraggio, realtà diverse fra loro diverse quali il Salone del Mobile, Fondazione Altagamma, il Ministero degli Esteri, l’Ice, l’Associazione Stampa Estera, Confindustria, la Dante Alighieri, la Fondazione Italia Patria della Bellezza e l’Associazione Montenapoleone.

Cosa significa e che cosa comporta in termini pratici essere un’eccellenza del Made in Italy riconosciuta in tutto il mondo?
Scoprire l’amore e la passione per l’Italia che vi sono nel mondo è sempre un’emozione per me. Che singoli brand, fra cui Ferrari, vengano effettivamente percepiti come espressione dei valori più alti e nobili del nostro paese è un fatto che mi inorgoglisce ma che vivo innanzitutto come una grande responsabilità. Non possiamo, in quanto produttori di eccellenza, tradire le aspettative né degli stranieri che si innamorano del prodotto italiano, né degli Italiani che vedono nei grandi marchi del made in Italy l’espressione dei nostri territori, delle nostre tradizioni e della nostra creatività.

In questo 2017 quali sono le novità che porterete al Vinitaly in aprile?
Porteremo per la prima volta a Vinitaly 2017, una nuova Riserva, il Ferrari Perlé Bianco, un Trentodoc blanc de blancs con 10 anni di affinamento, che abbiamo presentato recentemente ed è stato uno straordinario successo.

 
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