Cittadina monegasca, fonda nel 1991 l’Associazione Amitié Sans Frontières, primo club service nato in Europa, della quale è presidente e Sua Altezza Serenissima il Principe Sovrano Alberto II di Monaco è presidente onorario. Nel 1996 fonda Amitiée Sans Frontieres Internationale (ASF) e nel 1997 nasce Amitiè Sans Frontieres Italia con lo scopo di coordinare i club nel frattempo sviluppati nel Paese. Principi base di ASF sono tolleranza, giustizia, amicizia, e il simbolo è il girasole. Dal 2003 è riconosciuta dall’Assemblea delle Nazioni Unite come associazione non governativa presso il Consiglio economico dell’ONU. In Italia sono attivi 14 club. Madame Régine Vardon West ha dedicato la propria vita al sostegno di una sorella minore gravemente malata e non autosufficiente e allo sviluppo dell’Associazione Amitié Sans Frontieres divulgando il prorpio verbo nel mondo e contribuendo attivamente a tutte le azioni benefiche promosse a livello internazionale.
Madame Régine Vardon West, quali sono stati i valori e gli ideali che l’hanno spinta a creare nel 1991 Amitié Sans Frontieres Monaco?
«Ho edificato Amitié Sans Frontières su tre basi molto semplici. Giustizia, Tolleranza, Amicizia che sotto intende compassione e ascolto dell’altro con il compito per ogni socio di mettere il comportamento quotidiano in armonia con questo concetto. Sono convinta che per convincere gli altri bisogna iniziare ad applicare a se stessi questi valori. Per emblema distintivo, ho scelto il girasole. Ero in viaggio attraverso la Francia e ho visto campi meravigliosi di questo fiore, direzione “sole”. Ho scritto nello statuto “simbolo del sole che brilla per tutti, qualunque sia la classe sociale, colore, razza, religione”».
L’associazione ha avuto una diffusione capillare fino a raggiungere un livello internazionale. Se lo aspettava?
«Il Principato di Monaco è un crocevia di persone provenienti da tutto il mondo, alcune di queste sono rimaste colpite dal modo in cui il nostro sodalizio si pone nei confronti di chi ha bisogno sia a livello internazionale sia sui territori dove nascono i club. In Italia sono stati fondati 14 club, distribuiti lungo tutta la Penisola».
La carica di presidente onorario è ricoperta da SAS Alberto II di Monaco: che significato ha per Lei e per l’associazione?
«Per me e per tutti i soci di ASF è una grandissima gioia avere come Presidente Onorario SAS il Principe Alberto II di Monaco. In modo particolare, siamo onorati del fatto che, nel momento in cui è diventato Sovrano, abbia deciso di mantenere la carica nonostante i suoi numerosi impegni, fedele a quei principi su cui si fonda la nostra associazione e che lui applica nella sua vita di tutti i giorni».
Qual è il modus operandi di ASF nelle azioni di aiuto che intraprende?
«Per quanto riguarda gli aiuti internazionali siamo riconosciuti dalle Nazioni Unite con statuto consultativo presso di loro e da anni lavoriamo in partnership con l’Alto Commissariato per i Rifugiati. Ho dato a ASF una linea umanitaria che costituisce fattore di unità. Ogni Club di ASF deve adempiere, ogni anno, un’azione sul tema umanitario stabilito annualmente dall’Assemblea generale delle Nazioni unite e ho trovato la ragione di essere sicura perché il nostro interlocutore è l’Alto Commissariato per i Rifugiati: quando offriamo un assegno per un progetto, qualche mese dopo riceviamo un resoconto. Sul territorio locale, invece, ogni Club che organizza una serata a scopo benefico oltre a contribuire al progetto internazionale sostiene iniziative umanitarie sul territorio in cui il Club ha la sua sede».
Quali sono i progetti a cui state lavorando in questo momento?
«Lavoriamo in base al progetto umanitario ONU: “Sradicamento della povertà tale da affliggere i 2/3 del nostro pianeta”. Contribuiamo al progetto di ricostruzione di una parte delle 185 abitazioni distrutte e danneggiate nella Regione delle 18 Montagne nell’ovest della Costa d’Avorio».
Essere una ONG sotto l’egida dell’ONU è un impegno di forte responsabilità: che tipo di esigenze pone l’ente internazionale nelle procedure di aiuto?
«Rigore, serietà e trasparenza nella raccolta dei fondi da parte di tutti i club, l’impegno nel portare avanti il progetto che con loro è stato definito. La nostra storia, oramai ventennale, e il nostro modo di operare sono per loro una garanzia che si concretizza ogni anno quando durante il nostro Galà versiamo il contributo di ASF nelle mani del delegato ONU responsabile della zona europea alla quale apparteniamo».
Com’è cambiato il modo di operare di una ONG dall’inizio degli anni 90 a oggi?
«Per quanto ci riguarda non è cambiato nulla».
Ci può raccontare un’operazione che le ha portato particolare soddisfazione?
«Sicuramente l’azione umanitaria fatta con altre associazioni monegasche in occasione dei 50 anni di SAS il Principe Alberto II di Monaco. Aiutare 50 bambini (uno per ogni anno di età di SAS ) provenienti da tutto il mondo con problemi di salute e che sono stati operati presso l’ospedale di Monaco, poi ospitati per il periodo della degenza. Certamente il più bel regalo che potessimo fare al nostro Presidente d’Onore».