SUL SOFA' DI CHICCA C'E':
ANGELA VETTESE

É Presidente della Istituzione Fondazione Bevilacqua la Masa, Direttore della Galleria Civica di Modena, Professoressa di ruolo presso l'Università  IUAV di Venezia, facoltà di Design e Arti.



Chicca: Dr.ssa Vettese come si diventa importanti critici d’arte come Lei?
“Per passione e per caso. Ma non senza un grande sforzo di volontà. E altra volontà mi ci sarebbe voluta per avere un profilo più credibile sul piano internazionale. Poi oggi, rispetto al tempo in cui ho studiato io, ci sono molti corsi universitari allettanti, in Italia e all’estero.
Finalmente anche l’arte contemporanea la si studia davvero, a me Marisa Dalai Emiliani sconsigliò di proseguirne lo studio alla Statale di Milano.
E infatti passai a Filosofia e il mio percorso non è stato ortodosso, anzi, al limite dell’autodidatta”.

Chicca: Per capire e apprezzare l’arte contemporanea da dove si deve incominciare?
“Dalla frequentazione dei musei, delle mostre, delle fiere. L’inizio deve essere una indigestione. Meglio se con delle guide - dai professori agli amici, per me sono stati soprattutto gli amici. Poi, ripeto, oggi si può scegliere dove e con chi studiare. L’offerta è buona, soprattutto se si ha il coraggio di passare qualche tempo all’estero dopo la laurea triennale”.

Chicca: Lei insegna, scrive libri e saggi, dirige Fondazioni e famose gallerie e si occupa di curare mostre prestigiose di arte contemporanea...
“In fondo in fondo anche Lei potrebbe essere definita “un’ artista” con qualche specificità in più...
La parola “artista” vuole dire tutto e niente... certo posso dire di fare un lavoro molto inventivo e vario, e forse, essendo per carattere un po’ “tarantolata”, non potrei farne a meno”.

Chicca: Rispetto ad altri Paesi, a che posto è l’Italia come promotrice di eventi culturali legati all’arte contemporanea e quali sono i giovani emergenti che meglio si impongono sul mercato internazionale?
“L’Italia ha il posto che le spetta rispetto alla sua dimensione geografica ed economica, cioè ha un piccolo posto. Ci sono paesi come gli Stati Uniti, la Cina, l’India, che hanno enormi risorse umane.
E altri che, come la Germania, la Francia e la Spagna, credono più di noi nell’arte contemporanea e quindi investono in grandi musei e in una politica meno legata al numero di visitatori, alla quantità, per privilegiare la qualità. L’Italia ha il mito dell’imprenditore di mostre, più che del vero curatore: cioè di quello che riesce a fare le code e forti incassi. Ma raramente le mostre nate in Italia hanno un impatto significativo sul fronte della riuscita “scientifica”: quasi nessun amministratore è disposto a premiare questo aspetto invisibile se non in tempi lunghi.
Per contro, non ci mancano alcuni buoni artisti tra cui, nell’ambito dei giovani, cito volentieri Roberto Cuoghi e Claudia Losi”.

Chicca: Dall’alto della sua esperienza, come sta evolvendo l’arte contemporanea e quali sono le reali opportunità per chi vuole inserirsi in questa nicchia?
“É un linguaggio fortemente internazionale che si presta a superare i confini.

 
 
Powered by Main Street Modena