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Silvana Giacobini (PPD 09)
Silvana Giacobini

Romana di nascita e milanese di adozione, Silvana Giacobini è una grande signora del giornalismo italiano e scrittrice di fama internazionale. È stata direttrice del settimanale Gioia, ha progettato e diretto Chi per la Mondadori e Diva e Donna, rivista di cronaca rosa che ha ideato per Cairo Editore. Nella sua lunga e brillante carriera ha collaborato con vari quotidiani e condotto trasmissioni per la RAI e per Mediaset. Tante le interviste a personaggi del jet set internazionale e della storia contemporanea. Il suo pubblico è particolarmente esigente: le donne. Autrice e scrittrice, ha pubblicato i romanzi La signora della città e Un bacio nel buio (Mondadori, 1994 e 1999) da cui sono stati tratti gli omonimi film per la televisione; il libro di ritratti Celebrità (Mondadori, 2001); il romanzo breve Diana, l’ultimo addio e la raccolta di poesie I fiori sul parabrezza (Rai-Eri, 2003). Nel 2007 è uscito Chiudi gli occhi (Cairo Editore - Rai-Eri), il primo romanzo della trilogia con Chiara Bonelli protagonista, che si è aggiudicato il Premio internazionale Il Mulinello per la narrativa, il Premio Colapesce, il Premio Personalità Europea e il Premio speciale della Giuria “Un libro per l’estate 2007”. A breve l’uscita di un nuovo libro.

Lei nasce come giornalista e segue dagli anni settanta l’evoluzione dell’editoria e del giornalismo. Da allora a oggi: quali sono i maggiori progressi raggiunti, secondo lei?
«Negli ultimi decenni, passo dopo passo, l’emancipazione femminile ha raggiunto step importanti, coadiuvati e incentivati da settimanali femminili come Gioia che hanno portato avanti molte battaglie. Nel 1995 ho ideato e fondato Chi, della Mondadori dopo aver lasciato Gioia, della Rusconi editore, a una media di 480mila copie settimanali. Con una lettura moltiplicata per quattro, Gioia era un’opinion leader che aveva conquistato peso e autorevolezza. Nonostante fossero superate le battaglie dell’aborto e del divorzio che avevano diviso il nostro Paese, erano protagonisti delle inchieste temi come la separazione con i relativi alimenti, la subordinazione a un marito o a un padre padrone, la programmazione famigliare con i metodi anticoncezionali, la necessità di asili nido per coadiuvare le madri lavoratrici, e spesso venivano anche dibattuti nella mia rubrica settimanale di “Lettere al direttore”. Le nostre figlie e nipoti godono oggi  di un’autogestione che  un tempo era inconcepibile. Con Chi, che ho lasciato ancora al numero magico di 480mila copie medie settimanali, e Diva e Donna, fondata da me nel 2005, ho continuato a occuparmi della condizione femminile attraverso le interviste a personaggi noti anche in campo politico e economico, allo scopo di fare il punto dei progressi e delle difficoltà. Se nel campo del lavoro le donne hanno ottenuto pari opportunità, sono ben consapevole che in tempo di crisi le prime a pagarla sono ancora le donne, precarie e disoccupate più degli uomini. Quanto alla carriera,  sebbene ci siano oggi molte più donne top manager in posti di responsabilità, ancora molto è da fare per raggiungere la cultura della parità di genere».

La sua è una vita tutta dedicata a raccontare gli altri, ma con la responsabilità di “fare tornare” i numeri perché i magazine hanno di fronte un pubblico esigente. Come vede oggi il percorso che ha alle spalle e la conciliazione tra parte creativa e dirigenziale?
«Una sfida lunga e difficile, ma necessaria. In apparenza, sembra lontana la  possibilità di conciliare l’estro creativo e il ritorno economico, in cui i conti al bilancio a fine anno non segnino rosso. Fantasia e numeri, un’accoppiata impossibile. Invece, è proprio il contrario: andare incontro agli interessi dei lettori, che amano essere informati correttamente con interviste e inchieste esclusive, che sollecitino curiosità e ragionamento, coincide con il successo in edicola, che fa tornare i conti».

Quello che ha fatto per le riviste l’ha aiutata poi a cominciare a scrivere libri?
«Certo, perché scrivere e scegliere gli argomenti diventa una seconda natura, un mondo fatto di parole scritte in cui muoversi. Questo vale per le raccolte degli incontri con personaggi noti come  nel libro Celebrità, Oscar Best Seller Mondadori, con incontri con George Clooney, Tom Cruise, la Marini e la Ferilli, o Rania di Giordania, Hillary Clinton.  Anche nella biografia non autorizzata di Sophia Loren, Una vita da romanzo - Le verità nascoste ho raccontato ricordi e emozioni  attraverso la sua intervista e quelle di chi l’ha conosciuta meglio, come Lucherini o Giorgio Armani e ho approfondito con la tecnica giornalistica le ricerche sulle difficili esperienze che l’hanno segnata. Scrivere romanzi invece, come faccio con i thriller  che dagli anni Novanta continuo a pubblicare, richiede un altro tipo di creatività, anche se la cronaca offre tanti spunti che a volte supera di gran lunga quelli inventati dalla fantasia. Il primo è stato La Signora della città in cui la first lady era la droga, a seguire Un bacio nel buio, in cui la protagonista era una donna avvocato al tempo di Tangentopoli e si svegliava dal coma, diventati film TV. Poi la trilogia paranormale con Chiara Bonelli protagonista e il thriller Il leone di terracotta, ambientato nelle Langhe».

Chiara Bonelli, giornalista dotata di poteri paranormali, è la protagonista della trilogia. Le sono stati d’ispirazione le donne incontrate lungo la sua carriera o è più qualcosa di autobiografico?
«Chiudi gli occhi, il primo libro della trilogia con la scoperta della dama cinquecentesca Livia Colonna della Rovere realmente vissuta, e a seguire gli altri due, Conosco il tuo segreto e La Settima anima, trae ispirazione dalle mie esperienze paranormali, di cui non ho mai voluto parlare in modo approfondito. Forse sarà tema di un mio prossimo libro autobiografico. Non vedo fantasmi o leggo il futuro… ma di sicuro ho qualche piccola facoltà che con la razionalità ha poco a che fare».

Ha svelato durante il convegno a Formigine il titolo del libro a cui sta lavorando e che uscirà nel 2015, possiamo avere qualche anticipazione?
«Il bellissimo castello di Formigine restaurato che è  un racconto in  pietra di mille anni, la cui fondazione secondo gli esperti può essere retrodatata intorno al X secolo, è stato il luogo del convegno che ho sentito congeniale al “madrinato” del mio prossimo libro, dal titolo Il segreto della Soltera. È una storia che vede protagonista la giovane scrittrice di gialli, Margot Amati, che contro la sua volontà sarà coinvolta in una vicenda complessa, in cui alcuni uomini corrotti del nostro tempo non si sottraggono al crimine, nascondendo la loro identità dietro un’antica  setta».

Lei ha incontrato e intervistato tante donne, quali personaggi l’hanno colpita maggiormente?
«Tra gli uomini, l’incontro con Santo Papa Giovanni XXIII e Papa Francesco, così diversi, eppure dotati entrambi di un eccezionale carisma. Interessanti, inoltre, gli incontri con Carlo d’Inghilterra, Alberto di Monaco, Filippo del Belgio. Tra le donne, Hillary Clinton, che ho intervistato alla Casa Bianca e poi al Senato, e Sophia Loren, due donne forti, fortissime, abituate ad affrontare i drammi della vita  e a superare le sconfitte e i dolori per trasformarli in esperienze utili per migliorarsi. Un esempio per le donne che soffrono e si abbattono, che non imparano a guardare il futuro tormentate dal passato. “Domani è un altro giorno” , diceva Scarlett O’Hara: più facile a raccontare che a fare, ma ci sono riuscite due donne così differenti nelle loro esperienze: Hillary, una ex First Lady, prossima candidata alla Presidenza degli Stati Uniti, e Sophia, una diva internazionale che compie proprio a settembre i suoi splendidi ottanta anni, amata ancora in ogni parte del mondo».

Parliamo proprio a Sophia Loren, si dice che lei sia l’unica persona alla quale la grande diva ha affidato i suoi segreti. Com’è stata l’esperienza di scrivere un libro su un personaggio così amato?
«A Ginevra e poi a Roma, ho avuto modo di intervistarla a lungo per la sua biografia, ma la conoscevo già da tempo e si è fidata della mia correttezza. Ricordo nella sua casa di Ginevra, la presenza di Ines, la sua segretaria e confidente, che il produttore Carlo Ponti le mise a fianco quando l’attrice  aveva solo sedici anni. Tuttora nonostante l’età che porta con disinvoltura, accudisce con amore materno Sofia Ponti Scicolone, conosciuta da tutti come Sophia Loren.  Questo racconta quanto Sophia sia una persona che non tradisce, fedele anche alla memoria del marito Carlo e della madre  Romilda, una donna che ama profondamente i  figli e i nipoti e la sorella Maria e quanto dei valori fondamentali come l’amore per la famiglia abbia  fatto una bandiera. Ho visto molto di più in lei di quanto ci avessero raccontato le agiografie o i pettegolezzi. La mia biografia è stata tradotta in Spagna, dove ha raggiunto due edizioni, e in altre lingue dell’Europa orientale».

Qualche personaggio femminile che secondo la sua sensibilità emerge nel panorama italiano?
«Vorrei parlare di due donne che non sono celebri, nel senso che il loro nome non è conosciuto quanto si dovrebbe. La prima è la ricercatrice virologa e veterinaria Ilaria Capua che ha depositato open source, ovvero reso disponibile a tutti, la scoperta genetica che può salvare la vita a milioni di persone. L’altra donna straordinaria  è l’ingegnere aerospaziale  Samantha Cristoforetti. Sarà l’astronauta  dell’Agenzia Spaziale Europea che il  23 novembre di quest’anno, o meglio, la notte tra il 23 e il 24, effettuerà il lancio nello spazio per restarci sei mesi».

Ha un consiglio per le giovani che stanno intraprendendo il percorso del giornalismo?
«Preparazione, determinazione, pazienza a cui aggiungere la speranza: sono necessarie per superare l’umiliazione che la crisi  economica, compresa quella dei media in edicola, sul web e nella pubblicità, infligge in questi anni ai giovani aspiranti giornalisti negandogli praticantato e lavoro». 


 
 
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