Maria Elena Aprea è Presidente della Chantecler Holding S.p.A. e Amministratore della Chantecler S.p.A. a socio unico. Insieme ai fratelli, Costanza e Gabriele, si occupa della direzione strategica dell’azienda di famiglia fondata a Capri dal padre Salvatore nel 1947, insieme a Pietro Capuano, due giovani di talento con un passione: l’arte orafa. Una storia di successo che abbina un nome francese a prodotti 100% italiani. Chantecler progetta, produce e commercializza gioielli d’eccellenza che trasmettono il famoso life-style caprese, un’atmosfera magica che viene veicolata insieme a uno charme internazionale e a una forte personalità nella scelta del gioiello. Con l’esperienza acquisita da giovanissima, a fianco del padre nella boutique di Capri, Maria Elena Aprea è dal 1994 la responsabile dell’atelier di proprietà di famiglia nella splendida isola partenopea, della boutique di Cortina e dell’atelier milanese. Dal 2002 è responsabile della direzione creativa dell’area ricerca e sviluppo dove nascono idee sempre nuove per pezzi unici e collezioni di alta gioielleria nei materiali più preziosi e con le forme più originali. Segue l’attività di tailoring per i clienti privati italiani e stranieri, seleziona personalmente e acquista le pietre preziose precorrendo l’evoluzione dei gusti e dei costumi contemporanei. La storia del marchio si snoda attraverso innumerevoli bozzetti, gioielli creati in esclusiva per le donne più belle e affascinanti del mondo come Ingrid Bergman, Audrey Hepbourne, Jacqueline Kennedy. Disegni di rara bellezza a cui hanno fatto seguito lunghi mesi di meticolosa lavorazione per gioielli da sogno che esaltano eleganza e glamour.
Signora Aprea, possiamo dire che suo padre Salvatore sia stato un maestro per lei?
«Certamente sì, sono molti gli insegnamenti che mi ha trasmesso con l’esempio ancora più che con le parole; è una questione di sensibilità che nessuna scuola può insegnare.
Uno di questi insegnamenti è l’importanza del Cliente che deve restare sempre al centro delle nostre attenzioni, nella creatività come nella vendita, nella comunicazione come nel servizio.
Un altro è l’importanza della bellezza; il valore di un gioiello non è quello scritto sul cartellino del prezzo, è quello che gli viene dalla sua bellezza; solo la bellezza gli permetterà di sfidare il tempo e le mode.
Grazie alla bellezza, le nostre Clienti continuano a indossare con lo stesso piacere gioielli che hanno acquistato ieri e gioielli con decenni e decenni di vita».
Com’era stare a suo fianco nella boutique di Capri?
«Infinitamente stimolante ed estremamente difficile.
È come se mio padre e il Signor Pietro avessero composto una “melodia” solo apparentemente semplice fatta di creatività e di profonde conoscenze tecniche, d’intuizioni geniali e di rigore assoluto.
Danzare al suono di questa melodia senza sbagliare i passi della danza ha richiesto senso del ritmo, intuito ma anche tempo, esercizio e pazienza».
Da dove proviene il nome Chantecler?
«Chantecler è il soprannome dato a Pietro Capuano dal Principe “Pupetto” Caravita di Sirignano, uomo di sublime leggerezza e profonda cultura.
Chantecler è il protagonista di un’opera teatrale scritta nel 1910 da Edmond Rostand, l’autore di Cyrano de Bergerac: un gallo il cui canto ha lo straordinario potere di evocare la nascita del sole. Un soprannome probabilmente conquistato dal Signor Pietro grazie alla sua creatività e al suo incrollabile ottimismo ma, altrettanto probabilmente, anche grazie alla sua attitudine a “tirare l’alba” tutte le sere in quell’interminabile festa che furono gli anni della Dolce Vita Caprese».
La sua famiglia ha disegnato gioielli per icone mondiali di stile come Ingrid Bergman, Audrey Hepburn, Jacqueline Kennedy e sicuramente tante altre ancora... un’eredità importante per un marchio di alta gioielleria...
«Dobbiamo molto alle dive della Dolce Vita Caprese degli anni ’50; senza di loro non saremo quello che siamo. Lo stile della gioielleria Chantecler è andato formandosi anche grazie al loro gusto e al loro modo di vivere. È anche grazie a loro che riusciamo oggi a interpretare i desideri delle dive contemporanee. Quelle illuminate dai riflettori e quelle che incontriamo ogni giorno negli studi professionali, negli uffici, nelle strade e nelle metropolitane delle nostre città».
Ha dimostrato un grande amore per l’azienda di famiglia, quando ha capito che la sua strada era dare continuità alla storia?
«La vocazione non si sceglie, è lei che sceglie te e non ha una data precisa per farlo. Il negozio di Capri è da sempre stato il mio ambiente naturale. Osservare le clienti e soprattutto i gioielli che sceglievano, indovinare quali avrebbero scelto e capire perché, intuire quale disegno, quale stile, quale colore, quale pietra corrispondesse a quale sfumatura della personalità è stata (ed è) una vera passione. Una passione tale da farmi considerare il fatto di continuare il lavoro di mio padre non tanto quanto la normale evoluzione della mia vita quanto come un privilegio … e una responsabilità».
Ci può svelare qualche particolare su come nasce un prodotto di Alta Gioielleria?
«Un gioiello, un vero gioiello, nasce dall’incontro tra i più preziosi doni della natura come pietre e metalli preziosi, corallo, perle, conchiglie e l’opera dell’uomo; le sue emozioni, le visioni di chi disegna e l’ingegno che muove le mani dei migliori
maestri orafi.
È un processo che per me parte da un’idea, una proporzione, un’emozione; quella che senti, quella vuoi trasmettere e quella che recepisce il Cliente quando indossa il gioiello.
Un’emozione che poi verrà trasformata in materia, nella più elevata e perfetta forma di materia; per fare un gioiello Chantecler è necessario poter contare sull’eccellenza di nove diversi mestieri d’arte».
Tra i vostri “must have” troviamo icone storiche: il gallo e la campanella che proponete in ciondoli, anelli, bracciali da collezionare. Ci può spiegare il loro significato?
«Chantecler non ha e non può avere dei “must have”. I nostri gioielli si scelgono per la loro bellezza, per la loro capacità di esprimere quello che di bello e di gioioso abbiamo dentro, non perché “devi” averli.
La libertà d’essere se stessi, al di fuori dei rigidi formalismi del mondo del lusso, è uno dei nostri valori che affonda le proprie radici nella maniera d’essere di noi Capresi.
Non a caso uno dei gioielli che viene più frequentemente scelto dalle nostre Clienti, la campanella, nasce proprio dalle antiche leggende dell’isola di Capri come portafortuna e dispensatore di prosperità.
Nel 1945 Chantecler ispirandosi a questo simbolo fece realizzare una campana di bronzo che offrì al presidente americano Roosevelt come simbolo di pace.
Qualche anno dopo ebbe l’idea di trasformarla in un gioiello. La ridisegnò e unì la fortuna, la prosperità e la pace al piacere di indossare un bel gioiello che subito conquistò le dive di Hollywood in vacanza a Capri.
Fu l’inizio di un’avventura che ancora prosegue, di campanella in campanella, da oltre sessant’anni».
Quali sono le vostre ultime novità di prodotto?
«Un gioiello Chantecler viene scelto per la sua bellezza e la bellezza deve durare per sempre.
Questo lega l’ultima, la penultima, la terzultima, la prima delle nostre collezioni così come i pezzi unici fuori collezione. Posso parlarle di Capri 1947 che è contemporaneamente un omaggio alla nostra storia, s’ispira a un gioiello creato per l’inaugurazione del negozio di Capri, e un omaggio alla bellezza. Un omaggio alla bellezza delle nostre Clienti.
Un omaggio alla bellezza delle materie preziose che usiamo.
Ad esempio per i gioielli di questa collezione lanciati quest’anno, ho usato tre diverse sfumature di corallo.
È incredibile come qualcosa che prendiamo dal fondo del mare possa restituirci le sfumature dei colori dell’alba.
Lo so il tramonto è più romantico, ma preferisco l’alba perché è all’alba che nasce il nuovo giorno, all’alba c’è la radice del futuro, all’alba canta il gallo Chantecler!».
Da una piccola isola del mediterraneo, con numerosi atelier e rivenditori nel mondo, vi rivolgete a clienti esigenti di tutto il mondo: qual è la vostra filosofia e il vostro stile nei confronti della clientela?
«Come nelle ricette dei migliori chefs capresi gli ingredienti della nostra filosofia, i valori che definiscono il nostro posizionamento, sono semplici ma molto rari.
C’è la bellezza: la cosa più difficile da definire con le parole ma più facile da sentire con il cuore.
C’è quell’abilità tutta caprese di entrare in sintonia con la parte più profonda e più vera dei nostri Clienti.
C’è ancora la nostra gioia di vivere intessuta di ottimismo e caparbietà.
C’è lo stile, inteso come la capacità di continuare a sedurre nel tempo grazie a gioielli che non passano mai di moda.
C’è la tradizione di un’azienda di famiglia.
E poi c’è anche sincerità, verità che vuol dire, ad esempio, gioielli di eccezionale qualità».
Lo stile italiano nei prodotti è ricercato dai clienti?
«Chantecler ha da sempre profonde radici capresi apprezzate da una clientela decisamente internazionale.
L’apertura di nuove Boutique Chantecler come quella di Singapore o di Astana in Kazakhstan ci sta facendo conoscere una Clientela di sorprendente cultura che è già oltre la massa dei cacciatori di gioielli di mass luxury.
Una clientela che riesce a decodificare perfettamente il valore aggiunto del made in Italy in termini di creatività , design e abilità artigianale e che riesce anche a capire quando, nonostante le etichette dei prodotti, questo valore in fondo non ci sia».