Inge Feltrinelli è stata premiata a Modena da Profilo Donna nel 2010. Nata e cresciuta in Germania, prima di trasferirsi a Milano, nel 1960, ha lavorato come fotoreporter intervistando, tra gli altri, Ernest Hemingway, Pablo Picasso e Simone de Beauvoir. Nel 1969 è stata nominata vicepresidente e nel 1972 presidente della Giangiacomo Feltrinelli Editore. Ha proseguito e sviluppato l’opera intrapresa dall’editore milanese adoperandosi soprattutto per far conoscere gli autori italiani all’estero e per portare importanti scrittori stranieri in Italia, anche grazie all’apertura di oltre 100 Librerie Feltrinelli sul territorio nazionale. Per il suo impegno nella promozione della cultura ha ricevuto numerosi e importanti riconoscimenti in Italia, Germania, Francia, Spagna. È presidente onorario della società Librerie Feltrinelli, vicepresidente della holding finanziaria EFFE 2005, Consigliere della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, membro del Comitato Promotore della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri.
Alla Feria Internacional del Libro di Guadalajara del 2006 è stata insignita del Premio per l’Editoria destinato agli editori meritevoli di aver lasciato la loro impronta su libri e collane editoriali che hanno influenzato, e influenzeranno, le generazioni a venire. I Reali di Spagna l’hanno nominata Membro della Accademia Europea di Yuste per essersi distinta in creatività e ricerca, migliorando con il proprio lavoro la costruzione del patrimonio culturale e il progresso scientifico.
Inge Feltrinelli è sempre in movimento tra inaugurazioni di librerie Feltrinelli, fiere del libro e dell’editoria e in tutti i luoghi che frequenta porta immancabilmente la vivacità che la contraddistingue. La intercettiamo di ritorno dalla Frankfurt Book Fair, la fiera del libro di Francoforte, un evento centrale per gli editori.
Inge Feltrinelli, quali sono le sue considerazioni sullo status dell’editoria internazionale?
«A Francoforte è importante vedere i nuovi editor, nuovi trend, e un importante incontro con il mondo dell’ editoria e della libreria».
Cosa ne pensa delle proposte del mercato digitale legato all’editoria?
«Oggi è importante, per tutti noi, essere dentro al nuovo mercato del libro. Negli Stati Uniti questa fetta di mercato editoriale è intorno al 20%, in Europa e Italia si parla invece di una quota del 0,4-0,7%. È per il momento un fenomeno molto modesto, di cui si parla molto, e che dobbiamo tenere in cosiderazione. Penso che il libro digitale sia il futuro, ma credo con convinzione che il cartaceo sia sempre vivo e importante».
In Feltrinelli quali sono i riferimenti per valutare se un libro funzionerà?
«È una storia lunga e sono tanti gli elementi da tenere in considerazione. Un libro deve avere una qualità di scrittutra, un’idea, deve essere un libro leggero e mai noioso, nuovo nell’approccio. Sono davvero tanti gli ingredienti e non è facile trovarli combinati insieme. Nella valutazione di un prodotto librari o teniamo in considerazione anche a quale collana è destinato. Tutti gli editori, nessuno escluso, fanno libri in cui credono, ma non funzionano. Ogni libro ha il suo destino e alcuni, purtroppo, non funzionano».
Per lei, Inge, quale valore possiede un libro?
«Non saprei dire con parole mie, preferisco usare quelle di Gustave Flaubert: “un libro è la vita”».
Quali libri sta leggendo in questo periodo?
«Sono appena tornata da Londra con 20 libri nuovi di giovani, un vecchio libro di John le Carré del 1977 e adattato a film. La mia abitudine è leggere tanti libri insieme. Poi ci sono gli “immortali” come Scott Fitzgerald, Ernest Hemingway e ogni cinque anni rileggo Il Gattopardo, per me un capolavoro della letteratura».
Giangiacomo Feltrinelli diceva “occorre dare più tempo agli italiani per leggere creando le condizioni perché possano farlo”. Che cosa potrebbe dire oggi Giangiacomo, dando uno sguardo alla fruizione degli italiani verso i libri?
«In Inge Film c’è un passaggio in cui Giangiacomo parla con il vecchio Mondadori e Valentino Bompiani e gli dice: gli italiani devo avere il sabato libero (siamo nei primi anni Cinquanta). Come sono cambiati i tempi... Oggi le persone guardano molta televisione... esistono troppi stimoli che non sono cultura ma solamente intrattenimento. La frase di Giangiacomo sarebbe dunque ancora valida, seppur riadattata ai tempi moderni».
Quale era il valore sociale che Giangiacomo Feltrinelli attribuiva ai libri? Perchè decise di investire nelle librerie?
«Ha pubblicato i primi due libri nel 1955, uno di questi sulla svastica, e poi subito dopo Il dottor Živago di Pasternàk e Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa. Giangiacomo ha rivoluzionato il mercato librario perché ha concepito una casa che dalla produzione editoriale arrivava fino alla vendita diretta al pubblico. La prima libreria fu aperta a Pisa, oggi abbiamo 110 librerie e in novembre ne abbiamo aperto un’altra ad Arezzo. Diffondere la cultura era il disegno di Giangiacomo Feltrinelli: già negli anni Cinquanta era un imprenditore di cultura moderno.»
Nel momento in cui sono nate, negli anni Cinquanta, le librerie Feltrinelli erano un prodotto all’avanguardia... qual è l’idea di fondo che le ha portate ad essere, oggi, luoghi multiprodotto e così diffuse in Italia?
«Noi non siamo una classica “catena”, siamo un grande gruppo di 110 punti vendita. Dalle classiche librerie nei centri storici, che non si possono allargare più di tanto per mancanza di spazi, ai Feltrinelli International, Feltrinelli Libri e Musica, Librerie Express nelle stazioni dei treni, dai megastore ai Feltrinelli Point. È il caso di dire che ne abbiamo di tutti i colori. Facciamo più di 2500 eventi nelle librerie. La libreria per noi deve essere un punto di incontro: un luogo dove annusare i libri, sentire musica, dove andare insieme alla fidanzata per scegliere un libro. È importante che il lettore vada in libreria. La filosofia si Feltrinelli è che essa sia molto più di un’esposizione di volumi».
Come si è evoluto il rapporto editore-autore negli anni Sessanta, ai Duemila?
«È cambiato moltissimo. Negli anni Cinquanta in Europa non c’erano ancora gli agenti, che sono stati presenti prima negli Stati Uniti. In quegli anni l’editore era l’agente, il banchiere lo psicoanalista. Come nel caso di Giangiacomo Feltrinelli. Oggi questo lavoro lo fanno gli agenti. Il rapporto tra editore e scrittore è meno intimo e collaborativo da entrambe le parti.
Per me l’editore è ancora oggi, idealmente, una figura che fa da levatrice al libro e dà consigli. Oggi arrivano 500 manoscritti ogni mese ed è impossibile gestirli tutti. Vengono affidati a editor, professori, esperti di letteratura che li leggono e a decidere è il comitato di redazione».
Inge, in diverse occasioni ha commentato di non essere interessata alla realizzazione di un’autobiografia... Ha scelto un’altra strada, forse ancor più coinvolgente per il pubblico, ed è nato il dvd Inge Film (Feltrinelli Real Cinema, 2010). Da vera perfezionista quale lei è, si sente soddisfatta?
«Ancora non sono ben disposta verso le autobiografie. È stato un regalo di mio figlio per un importante compleanno. Ora, inaspettatamente per me, è diventato un film di cult e tutti ne desiderano una seconda parte. Trovo le autobiografie solo “vicine” alla verità, un racconto di sé quasi vanitoso e costruito. La verità non si può sempre raccontare tutta. Inge Film, in realtà, è un’intervista di 14 ore che Luca Scarzella e Simonetta Fiori hanno tagliato e montato per 70 minuti di dvd. Sono soddisfatta di questo lavvoro».
“La vita va in onde, si deve superare la tragedia” è una frase che lei pronuncia in Inge Film. In Casa Editrice com’è stata la risalita dopo la morte di Giangiacomo Feltrinelli? Lei con che spirito l’ha affrontata?
«Avevamo una grande grande squadra di editor, malgrado tutte le difficoltà economiche. Il capo editore ha dimensionato il suo stipendio e così siamo andati avanti. Siamo rinati. Se uno ha la passione vera per il libro e la vera cultura supera le tragedie».
Oggi c’è spazio per giovani talenti?
«Certamente. Ci vuole però sempre la qualità di scrittura e idee vere».
Feltrinelli ha in cantiere un importante progetto a Milano...
«Una vera casa con sale convegno e per conferenze, sala caffè, libreria, un grande spazio che possa ospitere Casa editrice e Fondazione Feltrinelli. Ci sta lavorando Carlo Feltrinelli».